«Sulla base della mia pluriennale esperienza e della documentazione che abbiamo in mano, non prenderei in considerazione le minacce delle Brigate comuniste
Questosempre che i Servizi segreti non abbiano elementi per sostenere il contrario». Il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti, uomo che ha vissuto da ministro gli anni più bui e cruenti della storia repubblicana italiana non ha dubbi: «Si tratta, come ha detto Fini, del delirio di un folle». Sottosegretario Scotti, allora Berlusconi, Bossi e Fini possono stare tranquilli? «Certo. Siano fermi e irremovibili. Devono andare avanti senza modificare la propria strategia politica. Contemporaneamente però vorrei chiedere alle autorità preposte di darci delle risposte precise a degli interrogativi che nascono analizzando il contenuto della lettera». A quali interrogativi fa riferimento? «Dobbiamo capire chi sono queste persone, quale seguito possano avere e che pensiero vogliono portare avanti. Solo capendo bene chi abbiamo davanti eviteremo di dare ulteriore voce a questi brigatisti. Dobbiamo evitare in tutti i modi che questi fatti alimentino ancora di più quel clima irrespirabile di continui attacchi e di delegittimazioni che già viviamo tutti i giorni». Si riferisce all'opposizione? «Mi riferisco a tutta la sinistra, ma in particolare all'Italia dei Valori che sta trasformando il confronto politico trascinandolo ad essere guerriglia civile. In quest'ottica spero che il Pd stia attento a non diventare complice di questo clima di aggressione. L'altro giorno mi ha fatto impressione leggere su un giornale come Bush padre abbia parlato di Obama con tutto il rispetto che si deve ad un presidente degli Stati Uniti. In Italia abbiamo perso ogni limite e i giornali hanno avuto in questo processo una responsabilità molto grande». Se il Presidente del Consiglio fosse stato un altro uomo di centrodestra quella lettera sarebbe partita lo stesso? «Questo non lo so. Stiamo però attenti perché stiamo vivendo all'interno di un vortice che, se la sinistra continuerà ad alimentare, ci porterà al massacro». Lei che è stato ininterrottamente ministro dal 1978 al 1992, varcando tra le altre anche le soglie del Viminale e della Farnesina, crede sia possibile un ritorno del clima che caratterizzò gli "Anni di Piombo"? «Lo escludo in modo assoluto. Il quadro politico del Paese è completamente diverso: c'era la Guerra Fredda. Ora però c'è un altro rischio. Si stanno delegittimando le istituzioni e l'opposizione non ha ancora capito che bisognerebbe evitare di aizzare all'odio». Se volesse dare un consiglio all'opposizione cosa suggerirebbe? «Ciascuno faccia il proprio gioco, ma facciamolo con maggior senso di responsabilità. Cerchino quindi di riportare il dialogo politico all'interno di un confronto civile e senza esagerazioni». Lei 1992 era ministro dell'Interno. Lo Stato stava contrattando con la mafia? «No. Noi abbiamo sempre condotto un'intransigente lotta contro la mafia e la mafia uccise proprio per questo. Ora bisogna fare pulizia nella storia di quegli anni. La magistratura accerti se qualcuno, in contrasto con il Governo avesse condotto trattative, e poi si chiuda definitivamente queste accuse che infangano la memoria di chi è morto per difendere il Paese».