«È un multiculturalismo già fallito in tutta Europa»
Loha detto, riferendosi ai finiani del Pdl, il vicepresidente dei senatori del Popolo delle Libertà Gaetano Quagliariello. Senatore, cosa pensa della proposta Urso sull'ora di insegnamento islamica nelle scuole pubbliche? «Non la condivido. Non metto in dubbio le intenzioni della proposta che si propone di migliorare l'integrazione. Ma non credo che questa soluzione sia quella giusta. Ripercorre i canoni del multiculturalismo che sono già falliti in altre parti d'Europa. Non è un caso che il Governo Blair, che non è certo di centrodestra, bollò questa soluzione come un incubo dal quale fuggire». Crede che sia necessaria un'intesa con i musulmani per stabilire questo tipo di regole o pensa che si debba evitare? «Le intese con queste religioni non sono semplici perché non esiste una gerarchia o un vertice religioso con il quale concludere questo tipo di accordo. Con la Chiesa cattolica è stato tutto molto più semplice. Il nostro obiettivo deve essere quello di difendere i valori della nostra identità e della nostra cultura». L'ora di religione cattolica alimenta il rivendicazionismo religioso? Un modello separatista come quello della Costituzione americana fornisce maggiori garanzie? «La religione cattolica è parte importante della nostra identità. Ed è per questo che ha uno status privilegiato nel nostro sistema scolastico. Questo non significa che l'ora di religione sia un'imposizione. Chi non vuole frequentare può chiedere l'esonero. Permettere un'ora di insegnamento a tutte le religioni è un errore culturale che ci farebbe cadere nei canoni del multiculturalismo. Anche dal punto di vista pratico è un precedente sbagliato. Se fissiamo questa equivalenza per l'ora di religione musulmana domani saremmo costretti a rispondere a tutti coloro che chiedono questo insegnamento anche per la loro religione. Non credo sia il caso di introdurre anche l'ora di Scientology nelle scuole italiane». Un parlamentare del suo gruppo, il senatore valdese Lucio Malan, ha detto che un regio decreto del 1930 consentirebbe l'insegnamento di altre religioni. «Mi sembra una provocazione che parte da un'idea di eguaglianza di tutte le religioni di fronta al programma scolastico statale. Non è la soluzione. Oggi, in un momento in cui è difficile mantenere la propria identità, dobbiamo partire dalla nostra identità per convivere con le altre religioni. Il compito dello Stato non è quello di consentire la giustapposizione tra culture differenti, ma di considerare la nostra identità una risorsa da tutelare. D'altra parte, anche se lo Stato volesse, non potrebbe tutelare in modo paritario il pluralismo religioso: non sarebbe in grado di assolvere a tutte le richieste». Cosa pensa di questa onda progressista i finiani del Pdl stanno muovendo nel partito. Crede che stiano facendo il percorso inverso di Mussolini? «Senza andare così a ritroso, penso che interpretino la modernità come un fenomeno di secolarizzazione obbligatoria. E ritengono che una destra moderna non possa fare a meno di accettare questa parabola storica. Non condivido questa interpretazione della modernità. Ma d'altra parte sono convinto che il Pdl non possa essere un partito monoculturale se vuole essere un partito del 40 per cento. È bene che queste posizioni si esprimano, ma che ci sia anche la consapevolezza che nel Pdl e nel suo corpo elettorale queste sono proposte minoritarie. Naturalmente questo deve essere accertato nelle sedi statutarie. E se queste proposte saranno in minoranza, non deve essere un dramma».