E' nato il "partito dei magistrati"
La magistratura ci riprova. Questa volta pur di bloccare la riforma della giustizia e impedire al governo di attuare il programma per il quale è stato eletto, è pronta anche a scioperare come un sindacato impegnato in una vertenza. L’Anm ha un solo obiettivo: ostacolare il cambiamento e far passare la tesi che la riforma è una punizione. «La magistratura è come un partito ultrapoliticizzato». Il portavoce del Pdl Daniele Capezzone sbotta appena arriva la notizia che l'Anm, l'Associazione nazionale dei magistrati, ha proclamato lo stato d'agitazione. E nel pomeriggio interviene lo stesso Guardasigilli, Angelino Alfano con toni più duri: è in atto «una guerra preventiva alle riforme». La sequenza degli eventi è troppo ravvicinata per non essere sospetta. Il premier Berlusconi ha appena affermato che intende portare avanti la riforma della giustizia anche senza un accordo con l'opposizione (il leader del Pd Franceschini peraltro ha detto che la strada del dialogo non è praticabile), ed ecco che nel giro di poche ore l'Anm approva all'unanimità un documento nel quale dichiara lo stato di agitazione contro quelle che considera delle riforme «punitive», come la separazione delle carriere, che sarebbe la risposta del governo a «sentenze sgradite». Non solo. L'Anm nella foga polemica usa toni allarmistici; parla di una vera e propria «emergenza democratica» e avverte: difenderemo i valori della Costituzione. Per ora c'è lo stato di agitazione, ma l'azione è destinata a montare. A breve in tutti i distretti giudiziari si terranno delle assemblee che valuteranno tutte le azione di protesta ad adottare, sciopero compreso. Sembra di assistere a una vera azione sindacale. Insomma la riforma non è ancora stata varata e già si alzano le barricate con l'intento di colpire l'intenzione del governo di attuare il programma per il quale è stato eletto. Del tutto logico quindi che il ministro Alfano reagisca definendo l'iniziativa «inspiegabile, sorprendente e dunque pretestuosa». La protesta dell'Anm, secondo Alfano, «prelude a non si capisce bene che cosa». Non solo. La magistratura da un parte «chiede il rispetto per l'autonomia e l'indipendenza» ma dall'altra «non ha rispetto per l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento e neanche per l'incontestabile diritto-dovere di chi ha vinto le elezioni di realizzare il proprio programma di governo, mantenendo così fede all'impegno assunto con gli elettori». Alfano poi sottolinea che nulla di nuovo è accaduto che possa giustificare la mobilitazione della magistratura giacchè «i testi delle riforme sono in Parlamento da lungo tempo e sono assolutamente noti, l'idea di porre mano alla Costituzione è stata annunciata decine di volte e i contenuti di fondo dell'ipotesi di riforma sono ben scritti nel programma di governo». Il Guardasigilli infine ricorda che di riforma si parla da oltre un decennio e già «nella Bicamerale presieduta da D'Alema si intervenne robustamente in materia di giustizia». Pertanto l'iniziativa dell'Anm ha il carattere di «una guerra preventiva alle riforme». Nè si capisce l'obiezione sull'eventualità del referendum. «Se la riforma della Costituzione - afferma Alfano - avrà necessità di una validazione popolare referendaria è perchè proprio ciò è scritto nella Carta costituzionale, che non si può leggere un rigo sì e un rigo no». Ma quale è la motivazione dell'Anm allo stato di agitazione? Il Documento approvato all'unanimità, quindi anche da Magistratura Indipendente (la corrente moderata), traccia un quadro drammatico del Paese «dove le massime autorità di garanzia sono in costante tensione» e nel quale c'è il «rischio di alterare il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato». Quindi se la prende con Canale5 definendo «stupefacente e vergognoso» il video sul giudice Raimondo Mesiano e dicendosi «ferma nel respingere con sdegno tali condotte intimidatorie nei confronti dei magistrati». Non è finita qui. In serata il presidente dell'Anm, Luca Palamara, ha replicato a Alfano: «Difenderemo a oltranza i valori della Costituzione. Non vogliamo una riforma che metta in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ma che possa servire a velocizzare i processi». La dura presa di posizione dell'Anm arriva a ridosso della bocciatura da parte del vice presidente del Csm Nicola Mancino, della proposta di un doppio Consiglio superiore e che uno dei due vada sotto il controllo del ministero della Giustizia. «È un'idea assurda» tuona Mancino. Contro l'Anm non c'è solo il Pdl ma scendono in campo anche i penalisti. L'Unione delle Camere Penali considera «inaccettabile il veto sulla riforma per mantenere il sistema della carriera unica» e sottolinea che «non è vero che si vuole sottoporre il pm al Governo perchè nessuno dei progetti sinora presentati lo prevede». L'Unione C-amere penali arrivano a dire che «è ora di finirla con il vittimismo, con i pretesti e i ricatti dell'Anm per bloccare le riforme».