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Times: "L'Italia pagò anche a Herat"

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Blindati leggeri italiani in Afghanistan

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Il Times torna alla carica. A nulla è servita la minaccia di querela che il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva lanciato giovedì scorso. Il quotidiano londinese rincara la dose e in un altro articolo a firma di Tom Coghlan spiega che non solo furono dati soldi dagli italiani ai talebani a Sarobi, ma anche nella zona di Herat. E, se questo non fosse sufficiente accusa le nostre truppe di aver pagato anche due capi terroristi di cui uno ucciso dagli americani. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico sembra che giovedì un comandante talebano della regione di Sarobi abbia spiegato come fu raggiunto l'ipotetico accordo: «Ci fu riferito che comandanti di alto rango avevano incontrato i soldati italiani ed avevano raggiunto un accordo sul fatto che gli uni non avrebbero attaccato gli altri», ha detto Mohammad Ismayel, che ha aggiunto di «essere stato informato che non avremmo dovuto attaccare le truppe della Nato». Al tempo stesso però, Ismayel, dopo aver confermato di non essere a conoscenza di eventuali pagamenti ai leader talebani, ha asserito che l'accordo vigeva in tutte le postazioni italiane a Sarobi. Parallelamente alla dichiarazione di Ismayel anche un alto ufficiale del governo afgano ha confermato al Times che Ghulam Akbari, capo dei ribelli ucciso la settimana scorsa nella provincia di Herat dalle forze speciali americane, era uno di coloro che avrebbero ricevuto denaro dal governo italiano. Il funzionario ha spiegato, a condizione dell'anonimato, che Akbari era stato pagato per sospendere gli attacchi contro gli italiani. «Ha ricevuto soldi che ha utilizzato per reclutare nuovi combattenti», ha affermato la fonte afgana. «Ha ricevuto cure mediche da personale italiano e denaro: il governo italiano era in contatto regolare con lui attraverso gli agenti dell'intelligence. È stato un lungo impegno. C'erano anche iniziative di altro tipo», ha aggiunto senza precisare oltre. Il nuovo articolo del Times ha scatenato l'ira del governo. Il primo a ridefinire «spazzatura» l'inchiesta del Times è il ministro della Difesa Ignazio La Russa che ha aggiunto: «Voglio ricordare che i caduti e i feriti italiani sono lì a testimoniare come i nostri soldati contrastino il terrorismo». Il ministro degli Esteri Franco Frattini, dopo aver discusso con il ministro degli Esteri afghano, Rangin Dadfar Spanta, ha ribadito «l'assoluta falsità ed offensività delle accuse». Giudizio condiviso anche dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni che aggiunge: «Il lavoro svolto da nostri militari in questo e negli altri delicatissimi teatri dove le forze armate italiane sono attualmente chiamate a portare il proprio contributo in difesa della democrazia, della libertà e della pace è motivo d'esempio e di orgoglio per tutti i giovani d'Italia». E lo scontro tra l'Italia e il Times sembra non finire ancora. Ad annunciare ulteriori attacchi è lo stesso caporedattore degli Esteri del quotidiano, Richard Beeston, che in un intervista rilasciata a Sky Tg24 annuncia: «Pagare i talebani in Afghanistan è stata un'abitudine diffusa per molti, e gli Stati Uniti sapevano già da un anno che l'Italia lo aveva fatto». Poi attacca: «Visto che ci dicono che si tratta di spazzatura continueremo a scavare». E preannuncia per oggi «un'intervista con un funzionario dell'amministrazione Obama che ci dice che il governo americano aveva avvertito gli italiani sulla pratica di pagare i talebani l'anno scorso».

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