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"Sulle riforme serve un largo consenso"

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Il ministro delle Politiche Europee Ronchi

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«Occorre trovare il più largo consenso possibile sulla riforma della giustizia. Tensioni tra Fini e Berlusconi? Non ne vedo, sono vent'anni che se ne parla ma la realtà è che sono i cofondatori del più grande partito di centrodestra in Europa. Quanto all'attentato alla caserma di Milano, bisogna intensificare i controlli sulle moschee». Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie, parla a tutto campo, dalle questioni di politica interna alle strategie per combattere le azioni terroristiche. Berlusconi ha detto chiaro e tondo che vuole andare avanti come un treno sulla riforma delle giustizia e se c'è la convergenza con l'opposizione ben venga ma in caso contrario si procede lo stesso. Questa volta nessuno fermerà il premier, o no? «Io sono per una riforma più condivisa possibile e sostengo che occorre lavorare per trovare il più largo consenso possibile». Ma Franceschini ha già detto che non c'è spazio per il dialogo. Non mi sembra che ci siano alternative se non procedere a colpi di maggioranza, che ne pensa? «Oggi il centrosinistra è in balia del nulla ed è tenuto insieme solo dall'antiberlusconismo. Mi auguro che una volta risolta la questione del segretario, il Pd capisca che deve confrontarsi sui grandi temi e non andare allo scontro come strategia politica. Il governo ha il compito di governare e di fare le riforme. Dobbiamo aprire al dialogo ma chi non ci sta si deve prendere la responsabilità di non volere il bene dell'Italia. Noi abbiamo il diritto e dovere su temi così importanti di cercare un'ampia convergenza». Il presidente del Consiglio ha anche parlato di un uso criminoso della tv pubblica. Bisognerebbe procedere con una riforma del sistema radiotelevisivo? «Mi viene da sorridere quando sento chi accusa il centrodestra di aver imbrigliato la libertà di informazione. È sotto gli occhi di tutti che tale accusa è infondata. Sono contrario alle censure ma è evidente che c'è una informazione a senso unico contro il governo». Il rapporto tra Berlusconi e Fini procede tra alti e bassi e certo l'intenzione del premier di andare avanti con le riforme anche senza la convergenza dell'opposizione crea altre frizioni con il presidente della Camera. «È senza fondamento l'idea ricorrente delle tensioni tra Berlusconi e Fini. Fini da presidente della Camera giustamente afferma che sulle riforme bisogna cercare il più ampio consenso possibile. Sono vent'anni che si parla di disaccordo. Sono due leader diversi con storie diverse ma sono anche i cofondatori del più grande partito di centrodestra europeo. Fini ha nel suo Dna la lealtà. Nel Pdl non c'è il pensiero unico si può discutere ma alla fine è emersa sempre la sintesi. È questo il grande pregio del centrodestra e ciò che ci differenzia dalla sinistra». L'attentato alla Caserma di Milano ci pone di fronte di nuovo al problema di come affrontare le tensioni di una società multireligiosa, che fare? «Purtroppo anche in Italia esistono persone che lavorano per il terrorismo. Non bisogna enfatizzare l'evento ma non si può nemmeno far finta di niente considerandolo un fatto episodico. Chiedo da tempo una lente di attenzione sulle moschee, sui finanziamenti, sulle organizzazioni che le gestiscono ponendo un paletto chiaro, ovvero che ci deve essere di corsa un albo per gli Imam». Questo allarme come si traduce in concreto? «Ci sono alcuni Imam cosiddetti fai da te, che spesso sono fomentatori di odio e di fondamentalismo religioso. Sono i musulmani moderati a chiedere maggiori controlli e un aiuto a combattere il fondamentalismo. Bisogna lavorare per una società multireligiosa ma bisogna anche essere drastici contro tutto ciò che è vicino e collaterale al terrorismo. È necessario chiudere tutti i siti internet che inneggiano al terrorismo. È in gioco la libertà religiosa e la democrazia e ci sono elementi che vogliono colpire a fondo l'Occidente».  Il tema è stato affrontato nello scorso Consiglio dei ministri? «Sì. Ho detto in Consiglio dei ministri venerdì scorso che occorre accendere i fari su questo fenomeno. Noi abbiamo fatto un lavoro di intelligence ma bisogna andare avanti. Il ministro dell'Interno concorda sul fatto che ci sia un maggior controllo delle moschee, degli Imam, dei finanziamenti. Inoltre le prediche andrebbero fatte anche in italiano. Bisogna individuare e isolare quanti si nascondono nelle moschee e fomentano il fondamentalismo religioso. Gli attentati terroristici tendono a colpire le istituzioni. La ricostruzione del Times è folle, è spazzatura. Si continua all'estero con lo sport di andare contro l'Italia e si offende l'opera dei soldati in Afghanistan come costruttori di pace e di solidarietà».

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