Isole pedonali e limite a 30 km orari anche nelle periferie della Capitale
Cinquemila chilometri di rete stradale. Di questi «soltanto» 700 chilometri sono considerati di grande viabilità», il resto è costituito da strade più o meno ampie e da migliaia di vie, incroci, curve, parcheggi più o meno regolari. E di controlli neanche l'ombra. Non è un caso infatti che il maggior numero di incidenti «minori», vale a dire i tamponamenti, avviene nelle strade di periferia che diventano così tra le più pericolose a livello statistico. Ecco allora che all'interno del Piano strategico per la mobilità sostenibile, presentato poche settimane fa dall'assessore alla Mobilità del Comune di Roma, Sergio Marchi, si prevede l'avvio dei piani strategici municipali. Ogni municipio dovrà insomma realizzare un proprio piano per la mobilità sostenibile e ogni municipio dovrà indicare delle «zone a traffico pedonale privilegiato». Questo significa che ogni Municipio dovrà indicare delle aree pedonali e «semi pedonali». Le zone a traffico pedonale privilegiato impongono un limite di velocità di trenta chilometri orari, come sancisce il nuovo codice della strada, e una urbanizzazione in grado di garantire il rispetto del limite di velocità. Una sperimentazione è stata già avviata da tempo in via Lemonia, tra l'Appio Claudio e il parco degli Acquedotti nella zona di Cinecittà. Qui il viale è stato ristrutturato in modo da restringere la carreggiata a una sola corsia, mentre i marciapiedi sono stati ampliati, consentendo in tal modo una passeggiata più agevole per i pedoni e impedire la sosta in doppia fila o sui marciapiedi stessi. Laddove il cartello del limite di velocità non basta insomma, si realizzeranno strutture urbane tali da scoraggiare il piede sull'acceleratore. Non solo questo però. Lo studio di ogni singolo Municipio dovrà poi indicare in quali strade secondarie poter inserire il limite di velocità a trenta chilometri orari, indipendentemente dalla struttura urbana della via. In questo caso tuttavia occorrerebbero quei controlli da parte dei vigili urbani finora impossibili per ampiezza del territorio e carenza di mezzi e uomini. In tal senso è allo studio anche il potenziamento dei cosiddetti «semafori sparamulte». Essenziale però sarà la segnaletica, altrimenti anche questi strumenti rischiano di ridursi a semplici «bancomat» per le casse capitoline, mentre automobilisti, centauri e pedoni continueranno a scontrarsi per le vie secondarie della capitale.