"Dialogare con quelli lì? Impossibile Bisogna andare avanti da soli"
COPPITO (L'AQUILA) - Si tuffa tra la gente. Scherza, ride. Si lascia abbracciare e baciare dagli aquilani che hanno appena ricevuto le nuove case di Preturo, con le rifiniture in legno, sembra di essere a Courmayer. È una sorta di sauna rigenerante per il Cavaliere, tanto che lui si lascia andare e si lancia verso le signore che lo aspettano, che gli chiedono una foto, verso i ragazzini che gli vogliono raccontare di quella sera del 6 aprile, la notte della scossa. Fino a metà pomeriggio non era stata una bella giornata con il premier. La sera prima, giovedì sera, era cominciata con l'amarezza della visione di Annozero. La trasmissione di Santoro manda in onda una lunga ricostruzione del giudice Carfì, colui che presiedeva il collegio che ha condannato Cesare Previti. Berlusconi è in camera d'albergo a Sofia. S'arrabia, chiede ai collaboratori di mettersi in contatto con la Rai, vuole intervenire in diretta. Un uomo della scorta chiama un collaboratore del direttore generale di viale Mazzini, Mauro Masi. Viene contattato il direttore di RaiDue, Massimo Liofredi e questi fornisce il numero della regìa di Annozero. Da Sofia provano a chiamare Santoro, il quale riceve un bigliettino in studio, cincischia, prende tempo e alla fine dice in diretta che comunque il premier se vuole intervenire deve attendere. Passano i minuti, Berlusconi s'innervosisce, la prende come una mancanza di rispetto. L'ennesima. Posa la cornetta: «Non si tratta così il presidente del Consiglio». Se la prende: «E poi dicono che dobbiamo fare le riforme condivise. Ma con chi? Se non vogliono nemmeno farmi parlare, vogliono farmi fuori e basta». Passa la notte, al mattino Berlusconi non vuole parlare. Poi raggiunge i giornalisti nella hall e detta alcune considerazioni. È il suo piano che in parte si era lasciato scappare domenica in un comizio a Benevento. Stavolta aria pacata e argomentazioni pesanti: «Io sono per una riforma costituzionale che proprio prenda il toro per le corna e che faccia del nostro Paese una democrazia vera non soggetta al potere di un ordine che non ha legittimazione elettorale». Lui non si farà mettere sulla brace. Avverte: «Nel momento in cui è stata abolita l'immunità dei parlamentari sono i giudici e non i cittadini a decidere chi può continuare a fare il parlamentare o meno e chi può continuare o meno a governare il Paese. Questo non credo che faccia parte di una vera democrazia e sono fortemente intenzionato a cambiare le cose in Italia». Sottolinea che lui vuole andare avanti comunque: «Credo che a questo punto valga la pena di rivisitare la Costituzione attraverso appunto una legge costituzionale. Se avremo numeri per farlo in Parlamento lo faremo lì e allora sarà più veloce, se non avremo i numeri in Parlamento la faremo con un ricorso agli elettori». Non è una rottura del patto con Fini del giorno prima. È solo un allarme: «Dialogare? Ma con chi?». Ammonisce gli alleati, li avverte del pericolo imminente dopo la bocciatura del lodo Alfano: «La Corte praticamente ha detto ai pm rossi di Milano: riaprite la caccia all'uomo nei confronti del presidente del Consiglio». Infine una battuta velenosa, non a caso, nei confronti della Rai: «Possono restare a vita in televisione ma non possono fare un uso criminoso della tv. Non ci si deve meravigliare che siano sempre di più gli italiani che non pagano il canone. Credo che ci saranno delle brutte sorprese per il bilancio della Rai». Poi il ritorno a Roma e il tuffo tra la gente di L'Aquila. È il premier che piace di più. Quello che fa, realizza cose concrete e consegna case vere. Ma nel pomeriggio arriva l'ennesima amarezza. Quella che convince ancora una volta il premier che «con quelli lì» il dialogo non può esistere. Il segretario del Pd, Dario Franceschini, nell'incontro a Roma con gli altri due candidati alla segreteria del partito, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino attacca: «Non c'è spazio per un confronto e un dialogo con chi calpesta le regole, di fronte a questa emergenza il nostro dovere è fare opposizione».