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Secondo il sottosegretario agli Esteri, Berlusconi dovrà difendersi da nuove congetture «I comunisti, golpisti post-moderni più pericolosi del fuoco dei cannoni»

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.Inevitabile, alla luce delle nuove calunnie inglesi, tornare sull'argomento intervistando la figlia dello statista italiano, esiliato fuori dei confini nazionali da una congettura di poteri forti che ricalca quella in atto nei confronti del Cav. Onorevole Stefania Craxi, quale idea si è fatta delle accuse del «Times»? «Partirei da una riflessione a più ampio schermo, parlando di un nuovo scenario: quello del golp post-moderno». Cosa intende per golp post-moderno? «È indubbio che i colpi di stato o i "ribaltoni" dei comunisti non avvengano più con i cannoni, ma utilizzando due strumenti che, messi insieme, hanno un effetto notevolmente più deflagrante». A cosa si riferisce in particolare? «All'incrocio mortale tra frange politicizzate della magistratura e campagne diffamatorie di stampa: un mix dal quale è difficile difendersi. Non ce l'ha fatta Bettino Craxi, spero e sono convinta che ce la farà Berlusconi. Anche se l'intenzione dei golpisti post-moderni è quella di fargli fare una fine peggiore di quella di Craxi». Perché ritiene più problematica la posizione di Berlusconi rispetto a quella di suo padre? «Perché il nostro presidente del Consiglio, avversario designato dagli oppositori come personaggio da abbattere, ha molte più armi a disposizione di quelle che ebbe Craxi. Insomma, vorrei sbagliarmi, ma ho lo la sensazione che sarà una batteria di fuoco contro di lui, e non l'abbiamo ancora vista tutta». Cosa consiglia al premier? «Di guardarsi dai traditori: mio padre ne ebbe». Più in generale, gli italiani possono essere così facilmente condizionati dalle menzogne? «Non credo, e non solo in base alle indicazioni dei sondaggi che vedono Berlusconi saldamente nel cuore della stragrande maggioranza del Paese. Il popolo italiano ha una propria testa, una consapevolezza maturata anche su precedenti esperienze. Una quindicina di anni orsono hanno in qualche modo creduto alla falsa rivoluzione: oggi gli italiani sono più avveduti, hanno aperto gli occhi e non sono più disposti a farsi manipolare dall'informazione falsa e pretestuosa. Compresa quella, insopportabile, che arriva dall'estero». Dunque, il rischio di «sputtanamento» c'è tutto? «Ha ragione Berlusconi, ha fatto bene a denunciare questa campagna diffamatoria che offende tutti gli italiani. E non credo neanche più di tanto alla percezione negativa dei lettori dei giornali, quanto al giudizio critico dell'establishment estero». Come giudica l'azione della sinistra italiana: infamante, pretestuosa, incolta, menzognera, populista? «Un po' di tutto ciò. Ma sinceramente sono un po' intenerita dal destino di questi post-comunisti demonizzatori: è possibile che, anche in tutto l'arco del Novecento, abbiamo trovato sempre nei loro avversari politici laico-riforrmisti così come liberal-cattolici un "putrido riformista" (Filippo Turati, secondo Togliatti) o un «servo degli americani (Alcide De Gasperi) o un "ubriacone indefesso" (Saragat) e tanti altri - solo secondo loro - ladri, corrotti e occultori di tesori?». Il governo Berlusconi, oltre alla battaglia in casa deve sostenere anche una "missione di pace" in Inghilterra? La preoccupa la posizione dominante di Murdoch? «Murdoch è una persona che sta facendo un gioco poco pulito, ma dietro di lui e oltre a lui ci sono entità economico-finanziarie, le cui filiere sono difficili da risalire, soggetti forti in grado di muovere e variare le posizioni sullo scacchiere internazionale. Poteri irresponsabili sia per l'operato sia perché non legittimati dalle democrazie e dal voto popolare». Cossiga sostiene, in base al criterio curialesco di Pio XI, che la notizia del «Times» non andava neanche smentita da Palazzo Chigi, poiché informazioni del genere, false, si smentiscono da sole: è d'accordo? «Sì, da un lato. Dall'altro, i nostri morti e il prezioso operato dei nostri soldati andavano rispettati e difesi con una presa di posizione dura. Tantopiù nei confronti di un Paese, l'Inghilterra, da sempre schierato in una politica anti-europea».

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