Silvio vuole procedere lo stesso Il Pdl si smarca da Gianfranco
Siamo alla conta finale. Della serie chi sta da una parte e quindi pro riforme, chi sta dall'altra. Berlusconi non ha intenzione di cedere, soprattutto quando sul tavolo c'è un dossier a lui tanto caro, la Giustizia. E se qualcuno rema contro, compreso gli alleati, la risposta arriverà dal consenso che il Cavaliere continua ad avvertire tra i cittadini-elettori. Berlusconi e Fini continuano ad avere posizioni diverse sul modo di fare politica e le parole di ieri del presidente della Camera sulla riforma della Giustizia sono l'ennesima prova. Il primo vorrebbe portare a casa tutte le riforme. Il secondo, sempre facendo leva suo ruolo istituzionale, chiede condivisione, confronto, dibattito. «Nessuna novità, il presidente della Camera continua a rispettare il suo ruolo», chiosano i finiani. Sarà. Intanto però, all'interno del partito un po' di agitazione c'è. La prima data possibile del faccia a faccia tra i due alleati è martedì prossimo. E di certo non sarà un incontro di routine. Il premier è intenzionato a portare avanti dunque tutto il pacchetto di riforme a cominciare da quella della Giustizia. Ieri ha incontrato a Palazzo Grazioli il ministro Alfano e ovviamente ne hanno parlato. Il ragionamento del Cavaliere è: accelerare, con tempi stretti e contingentati, e senza ostacoli. Berlusconi su questo intende procedere senza esitazioni: anche perché il suo timore è che, dopo la bocciatura del lodo Alfano, ricominci la "graticola" dei processi. E che possa esserci l'apertura di nuovi filoni di indagine. Nel Pdl, ad esempio, molti scommettono che il prossimo «dispiacere» arriverà da qualche procura siciliana. Ecco che l'atteggiamento cauto e prudente di Gianfranco Fini, che avverte che i pm dovranno restare indipendenti dal potere politico anche in caso di separazione delle carriere, ha innescato ancora una volta la rabbia del presidente del Consiglio. E non solo. Le parole del presidente della Camera hanno portato anche parecchio malumore nel Pdl: i tre coordinatori nazionali - con una nota voluta in primis da Ignazio la Russa - hanno sottolineato che nel programma del centrodestra non si è mai parlato di pubblici ministeri sottoposti al governo, risposta indiretta a quello che è sembrato un altolà del capo della destra a un'accelerazione parlamentare delle misure più delicate (separazione delle carriere, riforma del Csm e della Consulta). Di tutto questo si è parlato durante una riunione serale in via dell'Umiltà, incontro fissato da tempo da Niccolo Ghedini a cui alla fine hanno deciso di partecipare tutti i vertici pidielle. Che le riforme vadano fatte sono tutti d'accordo, spiegano dal partito. Anche perché, sottolinea Gasparri «il Paese le aspetta. Certo è auspicabile una convergenza con l'opposizione ma comunque poi sarà opportuno prendere una decisione». Il punto è come farle. Sulla Giustizia la questione è ampia e delicata. Sul penale l'idea è quella di farlo con una legge ordinaria, per poi passare al capitolo intecettazioni e i temi di Giustizia che possono riguardare la Costituzione. Tutto ancora da definire, spiegano dalla maggioranza. Per vedere insieme Berlusconi e Fini, sempre che l'appuntamento venga confermato, bisognerà aspettare dunque la prossima settimana. Nel frattempio ieri sera il premier ha visto a cena Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Roberto Calderoli, l'avvocato Niccolò Ghedini deputato del Pdl e il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher. Tema del vertice, le riforme istituzionali e la strategia di Pdl e Lega in vista delle prossime elezioni regionali di marzo 2010. Della serie, la conta è già cominciata.