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Romani: "Par condicio da cambiare Sarà il Parlamento a decidere"

Paolo Romani, viceministro alle Comunicazioni

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La proposta di legge per cambiare la Par Condicio è stata depositata ieri in Parlamento. Un testo che, come anticipato da Il Tempo, prevede l'applicazione del criterio proporzionale tra i soggetti politici e un "diritto di tribuna" (pari del 10%) da estendere invece a tutti in modo indistinto. Una riforma voluta fortemente dal presidente del Consiglio, e che ora dovrà cercare l'accordo sia dentro la maggioranza (soprattutto con la Lega) sia nell'opposizione. Dario Franceschini ha già chiarito di essere contrario a qualsiasi modifica della par condicio, e pronto a fare «un'opposizione durissima». A questo punto si aspetta che inizi il dibattito in Parlamento. Quando? «Verosimilmente, dovremo aspettare che passi il congresso del Pd, in modo da avere il quadro completo», spiega il viceministro per le Comunicazioni Paolo Romani. Che aggiunge: «La riforma della Par Condicio è necessaria. E su questo mi sembra che non ci siano dubbi. Esiste un progetto parlamentare e abbiamo lasciato al Parlamento la possibilità di fare un approfondimento». E quindi addio ad una nuova legge prima delle Regionali? «Sarà il Parlamento a decidere i tempi. Ho sempre detto che si tratta di una riforma importante che richiede un percorso obbligatoriamente condiviso. Quello che è importante è il criterio». Si riferisce ovviamente all'inserimento del proporzionalismo? «Esatto. È la formula più corretta: non credo sia giusto che un nuovo partito di ciambellani stanchi possa avere lo stesso tempo di partiti storici, consolidati, con rappresentanze nel parlamento italiano ed europeo. Su questa base gli italiani penserebbero che tutti i partiti sono uguali. E questo, intendiamoci, vale per il Pdl come per il Pd. E poi, ricordo che il principio del proporzionalismo è già passato in una risoluzione della commissione di Vigilanza Rai per i quindici giorni immediatamente precedenti i trenta giorni di par condicio assoluta». Le principali accuse che vengono fatte a questa proposta di legge è di essere l'ennesimo tentativo del premier di fare una legge ad personam. «Il voto della Commissione di Vigilanza è un fatto politico importante che smentisce tuitte le voci di questo tipo. La legge 28 del 2000 ha prodotto dei programmi inguardabili e questo è sotto gli occhi di tutti». Sono anni che si parla di modificare la par condicio. Stavolta pensa che riuscirete a mettere tutti d'accordo? «Sin dall'inizio abbiamo detto che non volevamo fosse il governo a fare questa proposta, ma che seguisse l'iter parlamentare. E questo perché potesse esserci un confronto tra le parti. A questo punto credo ci siano le condizioni per fare un percorso parlamentare condiviso e quindi arrivare ad una riforma. Quanto ai piccoli e ai nuovi partiti, c'è un diritto di tribuna che deve essere assicurato, ma mi sembra inaudito assicurare lo stesso tempo di parola». Criterio proporzionale, diritto di tribuna con messaggi gratuiti per tutti. Dopodiche esiste anche l'ipotesi di tornare a quanto stabilito dalla legge 28, e poi modificato successivamente, cioè di fare messaggi autogestiti a pagamento sulle reti nazionali. «Su questo è ancora tutto da decidere. E comunque ripeto, aspettiamo il congresso del Pd, così capiremo cosa ne pensano anche loro. Dopodichè potrà cominciare il dibattito in Parlamento. Quindi si tratta a questo punto solo di aspettare».

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