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Pellegrinaggio di vip e gente comune

Maria Angiolillo

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Un portoncino di legno. Due piccole ante arricchite da maniglioni d'ottone. Nulla di più. Nemmeno la classica targhetta con inciso il cognome. Non serve. Tutti sanno dov'è la villetta degli Angiolillo, culla per eccellenza dei salotti romani. Eppure, sebbene in quella casetta al numero 8 di Rampa Mignanelli gli amici di Maria ci fossero entrati tante volte, questa volta è stato diverso. Non c'è stato il suo sorriso ad accoglierli. Solo il suo ricordo. Arrivano tutti. Per un amico che suona il campanello, un altro si congeda. Sembrano essersi dati il turno per far sì che l'ultimo saluto sia ancora più intimo. Un viavai durato tutto il giorno. Visi noti alternati a quelli di persone «normali», tutti accomunati dal grande affetto per la vedova di Renato, il fondatore del nostro quotidiano. Tra i primi a renderle omaggio, dopo il saluto di Maddalena Letta, moglie del sottosegretario Gianni, c'è Stefano Folli, editorialista del Sole 24 ore: «È stata una donna straordinaria che ha seguito, con la sua grande umanità, tutti gli sviluppi della storia italiana dal dopoguerra ad oggi». Poco dopo esce Helen, la colf. Deve fare delle consegne ma prima di rientrare si sfoga: «Sono triste, ieri sera mi aveva detto di svegliarla alle dieci. L'ho fatto, l'ho aiutata a vestirsi e poi...». Non ce la fa a continuare e rientra in casa. Compaiono i primi fotografi. Rubano qualche scatto quando entra o esce qualcuno. Arrivano Bruno Vespa con la moglie, il deputato del Pdl Giuseppe Consolo e Giustina Destro, la signora Fendi, Giovanni Barberis (Acea) e il direttore de Il Tempo Roberto Arditti. Particolarmente commossa è Sandra Carraro, moglie di Franco, ex sindaco di Roma, amica fraterna della scomparsa. Nel primo pomeriggio arriva anche l'ex senatore Mario D'Urso. Prima di entrare nella villetta si abbandona ai ricordi: «È stata una donna per bene, generosa e coerente che ha sempre amato i suoi amici». Poco dopo giunge il commento dell'ex direttore del Tg3 Antonio Di Bella: «Non vorrei dire banalità, ma è stata un esempio di generosità e signorilità. Mai spocchiosa anche se avrebbe potuto farlo. Io ero il più giovane degli invitati alle sue cene e ricorderò sempre una battuta del senatore D'Urso quando, dopo essere stato invitato mi disse: "Ho capito che esisto ancora"». Intanto l'impresa funebre porta in casa quattro grandi candelabri d'ottone, un album per le firme, e la bara. Semplice come avrebbe voluto lei. Ad assistere alla scena c'è Luigi, il responsabile del secondo salotto più amato da Maria, quello del lussuoso hotel Hassler: «Ho servito la signora per 32 anni. Non dimenticherò mai i suoi insegnamenti e i suoi consigli. Ci salutava sempre con un sorriso e quello ci mancherà tantissimo». Nella hall dell'hotel c'è il proprietario, Roberto Wirth che, guardando la poltroncina dove si sedeva Maria, racconta: «Aveva un tavolino a disposizione dove appoggiare la borsa, e tutte le sue cose. Si accomodava e noi le servivamo il suo bicchiere di champagne, rigorosamente con ghiaccio. Proprio sopra la sua poltroncina metteremo una targa. Questo sarà per sempre il suo salottino».

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