«Il partito non può controllare le scelte di ogni parlamentare»

Ilproblema è che all'interno dei gruppi parlamentari non si discute abbastanza come sta accadendo con le primarie. Lo pensa la senatrice del Pd Dorina Bianchi, capogruppo nella Commissione Sanità di Palazzo Madama. Senatrice Bianchi, cosa pensa della bufera sulla Binetti che ha votato con il Pdl per affossare il provvedimento contro l'omofobia? «Personalmente sono a favore di una legge contro ogni tipo di discriminazione omofoba e contro qualsiasi forma di diversità. Abbiamo bisogno di una legge in materia che si ispiri al principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione. A cambiare idea sul provvedimento è stato il Pdl non certo il Partito democratico. Credo che Paola Binetti abbia espresso legittimamente la sua opinione». Nel Pd si parla di espulsione dal gruppo. «La Binetti ha sempre deciso il suo atteggiamento parlamentare con l'accordo del Pd. Mi sembra una richiesta eccessiva». È sorpresa che il caso sia scoppiato solo oggi? Tutti sapevano che la Binetti la scorsa legislatura aveva preso posizioni che avevano fatto rischiare la maggioranza al Senato. «Questo era noto a tutti. La Binetti ha sempre deciso le sue posizioni con l'accordo del suo gruppo parlamentare. In alcune circostanze questo non è accaduto perché si trattava di argomenti sui quali è importante lasciare libertà di coscienza al singolo parlamentare. Credo che sia giusto lasciare questa libertà ai parlamentari. Il Partito democratico è un grande soggetto politico, il secondo partito politico. Oggi ci candidiamo ad essere un partito di governo. Il Pd deve però dimostrare di essere in grado di fare una sintesi dei suoi principi e della sua diversità. Il Pd non deve imporre una cultura sull'altra e controllare le scelte dei singoli parlamentari dettati dalla coscienza. Ci deve essere un ascolto reciproco». Oggi esiste una dicotomia tra laici e cattolici nel Pd? «La necessità del confronto nasce proprio dall'esigenza di evitare questo conflitto. Ecco perché è necessario migliorare l'ascolto reciproco senza imporre a nessuno la rinuncia alle proprie idee. Dobbiamo ancora percorrere questi tipo di cammino». È sorpreso che Dario Franceschini abbia parlato di un "problema" riferendosi alla Binetti? «Nelle polemiche di questi giorni sono entrate anche le logiche congressuali. Sono convinta che le primarie siano utili se sono in grado di aprire il partito. Queste polemiche non aiutano il Pd. Sulla differenza tra laici e cattolici il senatore Ignazio Marino ha creato una sua posizione strumentale, utilizzando il testamento biologico per andare contro il Pd. Ma nel partito c'è stato un dialogo costruttivo. E alla fine il Pd ha deciso una posizione unitaria». La Binetti ed altri esponenti politici hanno detto di voler aspettare l'esito del congresso. Pensa che dopo il 25 ottobre ci sarà una fuga di cattolici dal Pd? «Su questo la Binetti si è dimostrata poco chiara. Voglio vedere come farà ad andare via dal Pd se poi ha deciso di appoggiare Pierlugi Bersani. Il Pd deve essere lo specchio della società e dimostrare di accettare la convivenza nella diversità. Nel momento in cui i cattolici usciranno dal Pd il progetto dovrà essere dichiarato fallito». Al di là del caso Binetti, pensa che i gruppi parlamentari del Pd siano ben guidati? «Oggi c'è la necessità di un confronto reale nel Pd. Abbiamo fatto un investimento nelle primarie e nel coinvolgimento della società civile. Credo che sia una contraddizione non discutere nei gruppi parlamentari dopo un'apertura come quella delle primarie». Se Ignazio Marino diventa il segretario del partito lei resta nel Pd? «Non credo che Marino vincerà il congresso. Tuttavia sono convinta che il senatore sarebbe un ottimo leader se fosse eletto segretario del Partito Radicale».