Adesso per l'Onu l'Italia è un Paese che odia gli omosessuali
L'accusaarriva, manco a dirlo, dall'Onu che dopo averci accusati per mesi di essere razzisti, aggiunge un nuovo aggettivo alla lista. Nel frattempo, dopo lo stop alla legge contro l'omofobia, è già cominciata la corsa per presentare un nuovo provvedimento che tuteli le persone omosessuali e transessuali. E se il Pd ha depositato ieri un proposta di legge alla Camera e ha «riesumato» per il Senato il testo Concia bocciato dai deputati, il ministro Mara Carfagna sta mettendo a punto un disegno di legge che potrebbe essere già stamattina sul tavolo del Consiglio dei ministri per un primo esame informale. Sul tutto piomba, come un macigno, il pesante giudizio Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, secondo cui, quanto accaduto martedì, è «un passo indietro» per i diritti di gay e lesbiche. E la pensano allo stesso modo anche le associazioni lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali ndr), che ieri hanno continuato a far sentire la loro protesta. Per Franco Grillini l'affossamento del testo Concia «rappresenta un incentivo agli atti di violenza e omofobia verso la comunità lgbt» e ora l'ex deputato e presidente di Gaynet vede con favore una proposta di legge di iniziativa popolare. Il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, chiede invece al ministro Carfagna un decreto legislativo urgente invece del disegno di legge annunciato. E Andrea Maccarone, presidente dello storico Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, parla di «Parlamento sempre più delegittimato e distante» dai problemi dei cittadini. Interviene anche la sezione italiana di Amnesty International, che torna a chiedere che tutti i crimini determinati da motivi etnici, razziali, religiosi, di identità di genere o di orientamento sessuale siano investigati e perseguiti secondo leggi che prevedano sanzioni tali da riflettere la gravità della violazione dei diritti umani. Mara Carfagna, che subito dopo il voto alla Camera aveva annunciato la presentazione di un suo ddl, si è messa subito al lavoro: in realtà il testo è già pronto, perché il ministro per le Pari Opportunità lo aveva preparato per presentarlo in Commissione Giustizia. Quel testo fa esplicito riferimento al Trattato di Lisbona, prevedendo l'aumento fino a un terzo delle pene per chi avrà commesso un delitto per finalità inerenti alla discriminazione legata al sesso, alla disabilità, all'età, all'orientamento sessuale e al transessualismo. E dopo il pasticcio di martedì sono corsi ai ripari anche i Democratici. Il gruppo del Pd alla Camera ha presentato ieri una proposta di legge «armonizzata con il Trattato di Lisbona ratificato all'unanimità dal Parlamento nello scorso luglio»: un testo composto da un solo articolo e firmato dai componenti dell'ufficio di presidenza del gruppo (Antonello Soro, Marina Sereni e Gianclaudio Bressa) e da tutti i componenti del Pd in commissione Giustizia alla Camera: l'obiettivo è di farlo calendarizzare a novembre. Al Senato, invece, il senatore democratico Felice Casson, capogruppo in commissione Giustizia, ha presentato il testo della deputata Anna Paola Concia bocciato ieri alla Camera.