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I lupi solitari che sfuggono alla caccia

Il fermo immagine, tratto dal Tg5, mostra Game Mohamed, il libico responsabile dell'attentato alla Caserma Santa Barbara di Milano

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Una minaccia silenziosa. Strisciante che può colpire in ogni momento. Senza grandi piani e con un'unica strategia quella tracciata dagli ideologi di Al Qaeda: colpire gli infedeli nel loro territorio. L'attacco dell'altroieri è in qualche modo una falla nel sistema della nostra intelligence. La prevenzione delle forze dell'ordine ha fatto molto in questi anni, ma la caccia ai «lupi solitari» è lavoro per gli 007.   L'attentatore dell'altro giorno, il libico Mohammed Game, era un immigrato inserito, con una vita «normale». Mangiava, beveva fino a ubriacarsi. Solo negli ultimi mesi, causa difficoltà di lavoro, era stato colto da una crisi mistica e frequentava più assiduamente la moschea. Il periodo del Ramadan ha influito su questa «conversione». La rabbia ha fatto il resto. Ma in quelle sue frequentazioni aveva mostrato un fare sospetto al punto da essere persino colto dall'imam e da altri fedeli. Quei tipici atteggiamenti che preludono a scelte estreme. Sfuggite, però, a chi dovrebbe intercettare e segnalare simili situazioni. È finito il tempo dei piani sofisticati, elaborati al computer come quello dell'attacco all'America dell'11 settembre. Al Qaeda da tempo ha riorganizzato le sue fila. Ed è tutto scritto. Nel 2005 l'Fbi entrò in possesso di un documento opera di Al Muhair che indicava la via ai «lupi solitari di Al Qaeda che faranno perdere sonno e tranquillità agli infedeli». Un vero e proprio vademecum per istruire i mujaheddin solitari che devono muoversi in territorio nemico. Ma l'autore per eccellenza è stato senz'altro Mustafa Setmarian Nasar noto anche come Abu Mussa al Suri. Lo stratega di Al Qaeda ha riempito un volume di 1.600 pagine per spiegare la jihad globale e istruire le nuove generazioni su come combatterla in Occidente. È un teorico delle cellule dormienti e dei «lupi solitari» e cita lo spontaneismo armato degli anni '70 in Italia teorizzato da Tony Negri. Al Suri, ora in un carcere in Pakistan, è considerato l'ispiratore dell'attentato di Madrid nel 2004 e ha partecipato sempre in Spagna al vertice con Mohammed Atta prima dell'11 settembre 2001. Le istruzioni, poi, arrivano da internet e aggiornano tecniche e metodi per preparare ordigni. Le moschee e i centri culturali sono una calamita per gli aspiranti terroristi. Principalmente per coloro che non hanno avuto un addestramento adeguato. Questi «lupi solitari» hanno bisogno di rapportarsi con altre persone e sono lì, possono essere intercettati. In Italia, rispetto ad altri Paesi occidentali, non ci sono immigrati di seconda e terza generazione arruolati nelle froze di polizia così da poterli infilitrare senza problemi.   I servizi segreti devono dare un maggior supporto. Così come è accaduto negli Stati Uniti: in questi ultimi tempi quando sono state sgominate cellule terroristiche, alcune di un uomo solo, grazie al lavoro di agenti infiltrati. E uno di questi, l'agente federale UCE3 che ha contribuito all' arresto del cittadino giordano Husein Smadi è venuto anche in Italia, sempre sotto copertura. Ma nessuno dei nostri servizi l'ha saputo.

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