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Anche il Colle spinge per le riforme

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Una mano tesa a Berlusconi sulla strada delle riforme. Ma anche un invito a collaborare con l'opposizione, cercando di evitare scontri e toni troppo duri. Giorgio Napolitano ieri, alla conferenza nazionale dei prefetti a Roma, ha messo l'accento sulla necessità di completare il cammino del federalismo, spiegando che, per realizzarlo in Italia occorrono alcune «incisive modifiche costituzionali, specie per dare coerenza, anche sul piano della fisionomia e del funzionamento del Parlamento nazionale, alla svolta che è stata avviata in senso autonomistico e federalista». Parole che in molti hanno legato al tema della cosiddetta Camera delle Regioni. Napolitano ha ricordato che l'Italia unita nacque come stato centralizzato, ed il fascismo realizzò «la massima centralizzazione autoritaria dello Stato» e che la Costituzione del 1948 invece «aprì ad un riconoscimento nuovo delle autonomie locali e regionali» e a un «cammino lento e contraddittorio che avrebbe conosciuto una decisa accelerazione ed un balzo in avanti a partire dai primi anni '90 quando prese a svilupparsi un movimento politico e di opinione federalista». Un implicito ma chiarissimo riferimento al ruolo catalizzatore svolto dalla Lega Nord di Umberto Bossi. In quegli anni, ha aggiunto il capo dello Stato, in Parlamento fu approvata «una riforma significativa come l'elezione diretta del sindaco, una riforma non solo elettorale ma istituzionale che segnò l'affrancamento dell'ente locale dalla tutela dello stato centrale fino ad allora affidata al controllo prefettizio». Così, ha concluso Napolitano, si aprì la strada a riforme elettorali analoghe per Province e Regioni e «soprattutto» per la riforma del Titolo V della Costituzione e a un peso crescente della Conferenza Stato-Regioni. Ma la strada delle riforme, ha spiegato Napolitano, deve essere imboccata insieme all'opposizione. I «contrasti politici» sui problemi delicati della sicurezza, ha ricordato il presidente della Repubblica, «non impediscano uno sforzo di discussione oggettiva e di serena, concreta ricerca delle risposte da dare». Fra i temi da affrontare con questo approccio e caratterizzati «dalla delicatezza di aspetti spesso controversi dell'azione da condurre» Napolitano ha elencato il contrasto all'immigrazione clandestina, la lotta contro la criminalità diffusa ed organizzata e anche le cosiddette ronde che ha richiamato con l'espressione «azioni per coinvolgere nei modi giusti, entro limiti chiari, i cittadini nell'impegno per la sicurezza comune». La lotta all'immigrazione clandestina, ha aggiunto ancora il Capo dello Stato, deve svolgersi «nel rispetto, sempre, dei diritti umani ed in particolare del diritto all'asilo e per favorire nel modo più conseguente l'integrazione degli immigrati regolari». Infine Napolitano ha voluto sottolineare come, da quando tredici anni fa venne nominato ministro dell'interno, non è più stato uomo di parte politica. «Consentitemi questo accenno personale: nell'assumere l'incarico di ministro dell'Interno — ha ricordato — ero determinato a svolgerlo come uomo ormai delle istituzioni e non di una parte politica. In quella veste ebbi ben presto chiaro che occorreva sgomberare il terreno dalla anacronistica suggestione dell'abolizione dei prefetti per impegnarsi invece a ridisegnarne le funzioni a sostegno della trasformazione dello Stato ormai avviata».  

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