"La riforma della giustizia in coda a tutte le altre"
«Il fronte della giustizia lo aprirei per ultimo, come vagone di coda del processo riformatore. Altrimenti sembra che facciamo le riforme unicamente per risolvere il problema della giustizia. Non deve sembrare che vogliamo tarpare le ali ai pm. E poi alcune riforme vanno affrontate con la convergenza con l'opposizione mentre per altre possiamo procedere a colpi di maggioranza sapendo che la gente è con noi e quindi non c'è da temere per un referendum». Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera, ha le idee chiare su come bisognerebbe procedere per affrontare le sabbie mobili delle riforme. Rifiuta la politica dello scontro: «Non c'è bisogno di andare allo scontro con il Quirinale» afferma senza esitare. Berlusconi pensa a un piano di riforme per garantire la governabilità: dai poteri del premier alla riduzione del numero dei parlamentari, alla riforma della giustizia. Lo condivide? «Non abbiamo mai parlato di quali strumenti utilizzare per affrontare un pacchetto di riforme. Se si vuole fare tutto insieme bisogna coinvolgere l'opposizione, altrimenti è oggettivamente difficile perchè siamo sottoponibili al referendum». E allora quale è la strada? «La mia idea è che le riforme vanno fatte a pezzi, perchè con una sola grande riforma si creano dei settori di contrapposizione che possono far saltare tutto». Ha già in mente una scalettatura delle riforme? «Una riforma che introduce l'elezione diretta di chi governa e allo stesso tempo riduce il numero dei parlamentari si potrebbe fare anche a maggioranza. Con un unico pacchetto con dentro tutto, corriamo il rischio di non arrivare a nessun risultato. Quindi prima bisognerebbe procedere con la riforma del presidenzialismo e la riduzione del numero dei parlamentari. Passerebbe di sicuro perchè abbiamo i numeri. Poi andare avanti con il federalismo e il superamento del bicameralismo che sono due temi collegati perchè significa dar vita alla Camera delle autonomie. E poi c'è il capitolo giustizia che è più complesso e va affrontato da solo altrimenti la situazione diventa più complicata». Su quali temi è necessario aprire il dialogo con l'opposizione? «Il dialogo occorre su tutti i punti. Voglio dire che per alcune riforme si può andare a colpi di maggioranza sapendo di poter affrontare il referendum. Sicuramente sulla riduzione del numero dei parlamentari e sul presidenzialismo non temiamo il referendum e quindi si possono fare a maggioranza. Sugli altri temi invece è opportuno coinvolgere l'opposizione». Vuol dire che per la riforma della giustizia va coinvolta necessariamente l'opposizione? «Per la giustizia è opportuno far capire che occorre fare una riforma non vendicativa verso quella minoranza di magistrati che politicizza le inchieste. Occorre una riforma che lasci l'autonomia e l'indipendenza alla pubblica accusa e garantisca la terzietà dei giudici sottoposti a pressioni anche mediatiche da parte dei pm. La magistratura deve occuparsi dei delinquenti e non dei colletti bianchi in uno scontro permanente con la politica. I due cardini della riforma della giustizia sono la separazione delle carriere e l'obbligatorietà dell'azione penale. Ora c'è una situazione di discrezionalità evidente a causa del numero dei fascicoli che si accumulano sul tavolo del magistrato. In altri parti del mondo è la politica che decide le priorità. L'Italia ha la pubblica accusa più libera del mondo ma ci deve essere un contrappeso, non deve creare problemi al lavoro della politica». Come se ne esce? «Il costituente aveva trovato il contrappeso dell'immunità parlamentare. Poi è stato tolto il contrappeso e lasciato il peso e quindi la bilancia pende pericolosamente». Sulla giustizia cercherete una convergenza con l'opposizione? «Il dialogo con il centrosinistra è auspicabile ma non mi sembra che ci siano le condizioni per realizzarlo. L'opposizione è fortemente condizionata da Di Pietro che guadagna voti con il giustizialismo e da settori della magistratura che vogliono questa situazione». Quindi lei propone di procedere con tre blocchi di riforme? «Penso a tre iniziative legislative. Una proposta di legge costituzionale che introduce il presidenzialismo; una seconda con la riforma del titolo V con il federalismo e il superamento del bicameralismo, trovando la convergenza con l'opposizione. Poi il capitolo giustizia. Questo fronte lo aprirei per ultimo. Non deve sembrare che vogliamo tarpare le ali ai pm, si devono cercare delle convergenze. Altrimenti andiamo avanti lo stesso e poi facciamo la battaglia referendaria».