Marcegaglia: "Più rispetto per Napolitano"
Un nuovo invito al rispetto delle istituzioni, prima di tutte la più alta carica dello Stato, e una richiesta pressante di tornare a concentrarsi sulla crisi, lasciando da parte «le risse» che tanto danneggiano la nostra visibilità all'estero. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dopo il monito già lanciato nei giorni scorsi a «non scassare le istituzioni», torna a chiedere il rispetto del capo dello Stato: «Rispettiamo Giorgio Napolitano perchè rispettando lui rispettiamo l'Italia», dice la donna alla guida dell'associazione degli industriali italiani in occasione dell'assemblea degli industriali monzesi a cui partecipa anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che torna a tessere le lodi della leader di Confindustria e la propone come «vice-premier». «Sentendo Emma Marcegaglia parlare mi è venuto in mente che non ho un vicepresidente del consiglio. Mi piacerebbe che venisse a farlo», dice il presidente del Consiglio. A lui Marcegaglia chiede infatti di «rimbalzare» le polemiche, di non occuparsene, di andare «avanti con ancora più forza nell'azione di governo», di fare le «grandi riforme» su cui giudicarlo, non come chi «vuole delegittimare il governo sfruttando la bocciatura del lodo Alfano». «Emma sei sempre più brava e noi siamo sempre andati d'accordo», la loda Berlusconi, dicendosi d'accordo con tutto ciò che lei ha detto e promuovendola «ministro dell'attuazione del programma 'honoris causà ». La presidente di Confindustria, che oggi ha presieduto anche l'assemblea degli industriali triestini, giudica «positiva una forte dialettica tra le istituzioni» ma, avverte, senza travalicare «la logica del rispetto delegittimandole» perchè, altrimenti, «ci facciamo del male tutti: non scassiamole, rispettiamole», dice, sostenendo, allo stesso tempo, che «l'Italia è molto meglio di quel che appare sui media internazionali», e che «bisogna fare una grande alleanza tra chi vuol bene all'Italia e vuole che ne esca più forte». Per farlo, occorre concentrarsi sulla crisi e promuovere finalmente le grandi riforme: «c'è bisogno di un Paese che si concentri sulla crisi in atto. Il Governo non cade se non lo fanno cadere i cittadini con il voto. Per cui occorre rimbalzare le polemiche ma agire concentrandosi sulla crisi, sulle cose concrete e vere che il Paese si aspetta». Tra queste, «occorre cambiare le regole internazionali della finanza per far sì che le banche tornino a erogare credito alle imprese». Ora, aggiunge, «la sfida è di continuare a investire nell'innovazione, fare più ricerca, anche nei settori tradizionali, aggiungere valore, innovazione e tecnologia. Sapere che nei prossimi mesi dovremo affrontare ristrutturazioni da gestire con senso di responsabilità ma non bloccarle, perchè altrimenti le aziende saranno meno competitive». Anche sulle riforme istituzionali «il tempo non è una variabile indipendente. Una buona legge va eseguita nel minor tempo possibile, bisogna dare ampio spazio a riforme a costo zero». Via, dunque, alla riduzione della spesa pubblica e stop alle burocrazie e gli enti inutili: argomenti «leit motiv di molti convegni», ma su cui « finora i passi avanti sono stati ancora troppo pochi».