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"Il Giornale" attacca il Colle, il Pd si scandalizza

Vittorio Feltri

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«Lo zampino del Quirinale sul Lodo. Storia di un patto calpestato». È di nuovo il titolo di prima pagina del «Giornale», con l'articolo del direttore Vittorio Feltri, a far salire la tensione il giorno dopo la polemica sull'assenza del capo dello Stato ai funerali delle vittime del nubifragio di Messina. Il governo, scrive Feltri, a giugno del 2008 si era impegnato a stralciare la cosidetta norma «blocca-processi» dal decreto sicurezza «in cambio della collaborazione» del Colle sul lodo Alfano, il cui testo «fu concordato con funzionari di Napolitano, che ne garantì l'approvazione» e ne «caldeggiò l'imprimatur costituzionale».   In particolare, «parti del testo furono scritte da un consigliere giuridico di Napolitano». «Un patto fra gentiluomini doveva essere, ma così non è stato», sottolinea Feltri. Piuttosto, è stato «un bidone contro il premier e l'intero governo». «Chiunque al posto del Cavaliere — scrive — sarebbe infuriato. Cornuto e mazziato non piace a nessuno esserlo». Una ricostruzione che scatena le polemiche. Subito insorge il Pd dalla Convenzione di Roma. «Accuse indegne a Napolitano», dice Piero Fassino. Mentre Antonio Di Pietro invita il Colle a smentire e Silvio Berlusconi non fa alcun riferimento all'offensiva del quotidiano nel suo comizio a Benevento. Così come nessuno dal Pdl interviene sulla questione. A fine giornata, il Quirinale mantiene la decisione di evitare ogni commento, rinviando agli atti compiuti dal capo dello Stato, «tutti trasparenti, coerenti e motivati pubblicamente». Intanto, la polemica torna a livelli altissimi. «Trovo indecente quello che scrive il Giornale», attacca Fassino che definisce il quotidiano «uno strumento di aggressione politica e personale». La vicepresidente della Camera Rosy Bindi chiede invece al premier di «prendere le distanze dal giornale di famiglia» perché «è inutile dichiarare che ci può essere la coabitazione se poi il quotidiano di famiglia consuma questi attacchi contro il presidente della Repubblica al quale va tutta la nostra solidarietà». Stessi toni dal capogruppo del Pd alla Camera Antonello Soro. «La Costituzione — dice — non è di proprietà della famiglia Berlusconi. Il fatto che "Il Giornale" continui a portare avanti un esplicito attacco al capo dello Stato chiamandolo in causa con modesta fantasia con il ricorso ad un funzionario del Quirinale è un segno palese di un'evidente mancanza di rispetto nei confronti di Napolitano e della Corte Costituzionale». Diverso è l'atteggiamento dell'Italia dei Valori che chiama in causa direttamente Napolitano. Antonio Di Pietro rivolge al presidente della Repubblica «un accorato appello affinchè smentisca le inquietanti ricostruzioni pubblicate su "Il Giornale"».  

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