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Il Cavaliere ai funerali di Messina tra applausi e contestazioni

Il duomo di Messina gremito di gente

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MESSINA «Silvio salvaci tu». L'omelia dell'arcivescovo Calogero La Piana è appena terminata quando un uomo, seduto tra le prime file, ha urlato queste parole rivolgendosi al presidente del Consiglio. Scatta un lungo applauso. Berlusconi lo ha guardato dritto negli occhi, senza dire nulla. Forse avrebbe voluto rispondere, sganciarsi dal cerimoniale e andare tra la gente. Ma non è stato possibile: più volte la sua scorta l'ha invitato a non muoversi per motivi di sicurezza.   Le rassicurazioni il premier però le ha date alla fine, quando, a tutte le persone che sono riuscite ad avvicinarlo chiedendo «di non essere abbbandonate», lui ha risposto: «Faremo tutto in pochissimo tempo». Nel giorno del dolore le istituzioni arrivano nella città siciliana. Ci sono le più alte cariche dello Stato, rappresentanti di governo, le istituzioni locali. Sono tutti raccolti nell'ala destra accanto all'altare, in modo da lasciare le prime file ai familiari delle vittime dell'alluvione. Tra i primi ad entrare, i ministri Prestigiacomo e Alfano, seguiti dal capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro, quello dell'Udc Giampiero D'Alia, dal governatore siciliano Raffaele Lombardo. Poco prima dell'inizio della cerimonia funebre arriva anche il presidente del Senato Renato Schifani, con l'incarico qui di sostituire il Capo dello Stato.   L'ultimo ad entrare è proprio Berlusconi, accompagnato dal Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Ci sono numerosi sindaci siciliani e calabresi. In un angolo, c'è la grande corona di fiori inviata da Giorgio Napolitano e scortata da due corazzieri per tutta la cerimonia funebre. Il premier ha un'espressione tirata. I giornalisti provano ad avvicinarlo per chiedergli una battuta, ma lui evita accuratamente. Ascolta con molta attenzione l'omelia dell'arcivescovo di Messina, colpito dall'appello che fa alle istituzioni di restituire alle popolazioni colpite «la garanzia di un piano di sicurezza, fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote e di circostanza».   Neanche a farlo apposta poco distante dal presidente del Consiglio, nelle prime file, c'è anche Gaetano Silvestri, messinese di origine e giudice della Corte Costituzionale che pochi giorni fa ha bocciato il Lodo Alfano. I due non si incroceranno per tutta la durata della cerimonia. Termina la messa funebre, e le bare escono una per volta dal Duomo, seguite dai propri cari. Le istituzioni in piedi, aspettano che termini il lungo corteo. Dopodichè Berlusconi comincia ad attraversare la navata. Dal suo staff provano a fargli cambiare idea, ma lui non cede. In tanti si rivolgono a lui chiedendo solo una cosa, «aiuto». Lui si ferma più volte nella Cattedrale per stringere mani e rassicurare i cittadini promettendo l'impegno del governo per la ricostruzione e il suo «personale» a tornare a Messina di continuo. E fa un annuncio: «Dobbiamo fare un censimento per sapere chi vuole una casa nuova oppure chi preferisce aspettare» in attesa della ristrutturazione della casa danneggiata. All'uscita della Cattedrale per il premier c'è anche qualche contestazione, qualche fischio. Alternati ad incoraggiamenti: «Forza Silvio, sei un grande». A questo punto quello che vuole fare il Cavaliere è chiaro. Voltare pagina e pensare solo all'azione di governo. Il fatto stesso che in una giornata come quella di ieri, il premier abbia deciso di non parlare con la stampa, ma sia sia limitato a rassicurare i parenti delle vittime sulla rapidità degli interventi dello Stato, significa che ancora una volta vuole rimarcare il profilo a lui tanto caro dell'uomo del fare. Lasciando alle spalle tutte le polemiche inasprite di Palazzo dopo la decisione negativa della Consulta. La novità a questo punto, come spiegano fonti di governo, non è tanto affrontare le emergenze che ancora ci sono in Italia, come ha fatto in Campania, in Abruzzo, e ora in Sicilia, ma tornare al progetto originale. E cioè fare le riforme, puntare all'azione di governo e stare più possibile sul territorio. Una road map che Berlusconi attuerà da subito: avendo già calendarizzato nella sua agenda una serie di trasferte, nazionali e internazionali. Con Napolitano, il tempo aiuterà davvero a trovare una forma di «coabitazione», accettabile per entrambi. Per tutto il resto, come ha spiegato ai suoi ieri sera rientrato nella Capitale, basta chiacchiere, ora solo fatti. «Tanto gli italiani sono con me e questo è evidente a tutti».

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