Gelmini bocciata dal Tar
«Che le devo dire? Si fa una gran fatica. Ma andiamo avanti. Comunque. Ci mancherebbe altro». Mariastella Gelmini affronta ormai il suo incarico di ministro dell’Istruzione come una battaglia contro la burocrazia, contro le resistenze di un sistema che non vuole essere modificato. E contro un'opposizione che trova sempre sponda nella magistratura. «Nel nostro Paese esistono lobby di potere che sono contrarie a qualsiasi cambiamento — spiega — Per fortuna c'è anche qualcuno che tifa per noi. L'Italia ha bisogno di riforme, ha bisogno di combattere chi vuole mantenere lo status quo. Anche se è un compito molto difficile». Intanto si è trovata a fare i conti con l'ennesima grana, la bocciatura da parte del Tar del Lazio dei criteri delle graduatorie. «Sì ma non è una novità, è la conseguenza del rigetto dell'appello che avevamo fatto al Consiglio di Stato. Ma abbiamo già pronto un emendamento al decreto "salvaprecari" che ci permetterà di tenere ferma la decisione che abbiamo preso». Pare comunque che non gliela daranno vinta. Ci sono in arrivo altri ricorsi e altre sentenze del Tar. «Sì, questo è un problema serio. Però la scelta che ho fatto la difendo, la nostra soluzione è la più giusta, risponde a dei criteri di equità e di giustizia. Io non intendo consentire trasferimenti da una graduatoria all'altra, difendo chi ha fatto una scelta e ha il diritto di non essere scavalcato da nuovi arrivati». La sua tenacia l'ha fatta diventare uno dei ministri più contestati... «Sì, ma c'è anche tanta gente che fa il tifo per noi. Ad esempio sulle graduatorie dei precari i sindacati sono dalla nostra parte. Ad eccezione della Cgil. Però noi non dobbiamo mollare, dobbiamo andare avanti perché abbiamo una maggioranza molto stabile, coesa. E questo ci impone di seguire la strada delle riforme». Però c'è sempre un giudice che interviene. Se si rileggono le cronache degli ultimi mesi sembra ci sia un disegno ben preciso. «È un dato di fatto, molte volte la magistratura è un ostacolo alle riforme. C'è una sovrapposizione di poteri, i giudici dovrebbero attuare le leggi, non contestarle. E invece sono sempre un ostacolo al cambiamento, alla modifica della burocrazia. Ogni riforma è oggetto di un ricorso, di un contenzioso. L'abbiamo visto anche con gli insegnanti di religione, siamo dovuti intervenire noi come ministero per far sì che non ci fossero docenti di serie A e di serie B». Come si spiega il fatto che con voi la magistratura è così «attenta» mentre non fa altrettanto con i governi di centrosinistra? «Per dovere di cronaca bisogna anche ricordare che Prodi è caduto su un fatto giudiziario. Detto questo però è noto che esiste una parte minoritaria ma militante fra i giudici che non è tenera con il governo di centrodestra. Invece sarebbe importante che ciascuno rimanesse nell'ambito dei propri poteri senza invadere il campo altrui».