Convenzione Pd, prima sfida a tre
Primo confronto a tre, alla convenzione del Pd oggi a Roma, dei candidati alla leadership del partito: Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino. Il Pd deve saper riaprire il cantiere dell'Ulivo, promuovendo ampie alleanze, ha detto Bersani sottolineando che il partito deve essere plurale ma senza coabitazioni. Franceschini ha annunciato che in caso di vittoria alle primarie del 25 ottobre farà una opposizione dura e intransigente e chiamerà a lavorare con sè gli altri due candidati. Intervenendo sulle polemica per la battuta di Silvio Berlusconi, che ha definito Rosy Bindi durante Porta a Porta "più bella che intelligente", l'attuale segretario Pd ha apostrofato: "Il premier è un ominicchio, offende tutte le donne italiane". Gli iscritti sono uniti ma i dirigenti litigano, ha detto Marino: l'antipolitica va contrastata ma dobbiamo cominciare da noi. Diversi gli assenti di peso alla convenzione tra cui Romano Prodi e Walter Veltroni che hanno inviato un messaggio. Non partecipano neppure Francesco Rutelli e Arturo Parisi, che ha affermato di non pertecipare a "una convenzione lampo". Infatti dopo dolo due ore e 40 minuti, la convenzione nazionale del Pd si è conclusa, sulle note di A beautiful day degli U2 e Wonderful world di Joey Ramone. Dopo gli interventi di Franceschini, Bersani e Marino non c'è stato nessun dibattito. Tra l'altro i delegati infatti non hanno mostrato alcun interesse per questo aspetto. E quando Anna Finocchiaro, che presiedeva la convenzione, ha chiesto se ci fosse qualcuno contrario, nessuno ha alzato la mano. Quindi, comunicati i nomi dei componenti di due commissioni, quella per la modifica dello Statuto e quella per il codice etico (e qui invece c'è stata qualche mano alzata in segno di contrarietà), l'assise si è sciolta e molti sono corsi al buffet offerto dal partito. I democrats, intanto, si chiedono se abbia prevalso Bersani o Franceschini. L'applausometro dei delegati nella sala Michelangelo dell'hotel Marriott pende certamente a favore dell'attuale segretario, che dicono quelli del suo staff a fine mattinata "ha fatto breccia anche tra chi sta nella mozione Bersani". Dalle persone vicine al vincitore del congresso con il 55% si risponde che Bersani ha fatto "un discorso serio e di prospettiva politica, senza claque". In questo senso, a quanto si apprende da fonti del partito, oltre ai delegati che erano stati votati dai circoli locali in sala ogni mozione aveva a disposizione un pacchetto di circa 85 inviti. Il popolo del Pd davanti al buffet non lesina però plausi e lodi ad Ignazio Marino che ha saputo "emozionare la platea con le sue tematiche laiche, parlando di rinnovamento radicale all'interno del partito".