Silvio non lascia. Raddoppia
"Nessuno è super partes"
Avanti così. Come prima e più di prima. Berlusconi vuole andare avanti. Rindossa simbolicamente il caschetto d'operaio e vuole mostrarsi di nuovo nel pieno del lavoro. Vuole tornare a Messina, sui luoghi della tragedia per i funerali. Ma non sarà solo una visita per la cerimonia, perché subito dopo si recherà nelle zone dove potrebbe ripartire la ricostruzione. Poi andrà a Benvenuto a una festa del Pdl, lunedì a Milano dagli imprenditori brianzoli. Quindi volerà a Sofia per un viaggio all'estero. La parola d'ordine è: governare, governare, governare. Cambierà anche l'agenda di governo. Berlusconi vuole completare quanto previsto nel programma varato per le elezioni dell'anno scorso. Ma anche aggiornarlo, risponderanno, innovarlo. E lo si capirà già stamattina quando dovrebbe essere varato dal Consiglio del ministri quella che a Palazzo Vidoni, sede del dicastero di Renato Brunetta, chiamano la prima grande riforma della Pubblica amministrazione. Sarà un decreto legislativo di una novantina di articoli sui quali regna il riserbo. Si spazia dal merito alla responsabilità, dai nuovi meccanismi di avanzamento di carriera alla trasparenza sino al nuovo sistema di premi e punizioni. Dopo la riunione di governo, il premier farà la sua apparizione nella sala stampa di Palazzo Chigi assieme al suo ministro. Farà sempre più spesso così, si farà vedere di più per celebrare i provvedimenti dell'esecutivo. Ha chiesto ai titolari dei dicasteri di portare ognuno a ogni Consiglio dei ministri una riforma. E sta pensando anche di non fare più una sola riunione alla settimana ma di passare a due. Il secondo capitolo sarà la «fase due» dell'economia. Il ragionamento che fa il capo del governo è che la crisi è stata gestita al meglio. Ora bisogna immaginare il dopo, a cogliere nel migliore dei modi i primi frutti della ripresa. Si sta studiando un piano che preveda anche incentivi e nuove forme di finanziamento. Prima però ci sarà un'ampia consultazione con le categorie. Gli imprenditori ma anche i sindacati. Si tirano fuori dai cassetti dossier che sembravano accantonati. Come il piano Sud. Anche in questo caso Berlusconi ha chiesto ai vari componenti dell'esecutivo di presentare, per le loro competenze, progetti per il Mezzogiorno. La Prestigiacomo per l'Ambiente, per esempio. Berlusconi vuole sbloccare al più presto anche il piano casa, ha saputo da Fitto che 12 Regioni hanno dato l'ok e bisogna completare l'iter. Forse si andrà avanti anche con provvedimenti sul fronte fiscale e con aiuti alle famiglie. Il ministero del Welfare e quello delle Pari Opportunità stanno lavorando da settimane a un corposo provvedimento che consentirà agevolazioni strutturali alla conciliazione tra lavoro e vita privata: si parla di un allargamento della maternità, dell'estensione dei congedi parentali. Che c'entra tutto questo con la bocciatura del lodo Alzano? C'entra eccome. Perché il Berlusconi che vedremo nei prossimi giorni e forse anche nelle prossime settimane sarà certamente iperattivo. Tenterà in tutti i modi di dimostrare che il governo fa. Fa tantissimo. Ha fatto, tanto che nella riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl ieri sera ha ripetuto i provvedimenti varati. E adesso vuole fare ancora di più. Anche se nel palazzo c'è chi trama contro, chi vuole fermarlo, bloccarlo in tutti i modi. Quello che vuole fare il Cavaliere è mettere gli italiani di fronte a una scelta secca: il Paese del fare da una parte, quello delle trame e delle chiacchiere dall'altra. Era a questo ciò che alludeva l'altra sera davanti a un gruppo di fedelissimi e fedelissime chiusi a Palazzo Grazioli che lo hanno accolto in una saletta con un grande applauso dopo l'intervento telefonico a Matrix. E il premier ha continuato a ripetere come un disco rotto frasi del tipo «gli italiani sono con noi», «la gente è con me». Questo superlavoro sfocerà nella campagna elettorale per le Regionali di marzo: «Se sapremo fare tanto e bene, avremo ancora più consenso», ha spiegato. C'è poi il grande libro della giustizia. Berlusconi vuole togliere il freno a mano. Avanti con la riforma complessiva, avanti con il comparto penale, avanti con la separazione delle funzioni, avanti con il disegno di legge sulle intercettazioni, per il quale il presidente della Repubblica aveva chiesto una pausa di riflessione. Il premier si sente tradito da Napolitano. Era convinto che il Capo dello Stato gli avesse garantito una certa tutela o almeno di proteggerlo da nuovi assalti delle Procure. Era certo si fosse intavolata una sorta di trattativa con il Querinale tanto che nelle ultime settimane e anche negli ultimi mesi a Palazzo Chigi erano stati molto sensibili alle richieste che arrivavano dal Colle. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la totale bocciatura del lodo Alfano. Con il voto determinante proprio di quei giudici che fanno diretto riferimento al Quirinale, quelli con i quali Napolitano ha un'amicizia e in alcuni casi cinquantennale. A Grazioli, dunque, nessuno crede che sul Colle non si sapesse in anticipo come andasse a finire la partita sul lodo. Infatti non è un caso che del diluvio di frasi pronunciate da Berlusconi, soprattutto l'altra sera, ce n'è una che non è sfuggita agli ambienti vicini a Napolitano. Ed è quella del Cavaliere con la quale egli ha denunciato di sentirsi «preso in giro». Ora Berlusconi vuole far filtrare la sua insoddisfazione, la sua arrabbiatura, la sua freddezza. Ma anche Silvio sa bene che con Giorgio deve conviverci. E ancora a lungo.