La politica italiana è come il set di "Apocalypse Now"

A considerare il clima politico e istituzionale che creatosi nel Paese, sembra che, mutuando il titolo di un film sul Vietnam ci si possa porre il quesito: «Italia: Apocalypse now»? Domina un clima di «guerra di tutti contro tutti». Lo scontro tra maggioranza e opposizione è ormai una guerra civile ideologica che ha superato ogni livello della contrapposizione democratica. Il Pdl e il Pd sono ormai non due parti politiche che non sanno più di rappresentare una parte del Paese. L'origine di ciò risiede nell'origine dell'ideologia democratica che per lungo tempo ha dominato l'Europa: è l'idea rivoluzionaria francese, in parte il prodotto dell'assolutismo politico del pensiero religioso non solo cattolico, ma più generalmente cristiano, per cui prima i "rivoluzionari" e poi solo i giacobini rappresentavano la "verità", il "giusto", non solo il "presente" ma anche il "futuro": la Storia! L'erede più autentico del giacobinismo fu nel secolo XX il marxismo-leninismo, che su questo assioma basò la teoria del partito unico. Il titolo per governare non sarebbe quello di aver ottenuto la maggioranza dei voti in libere elezioni, ma quello di essere i "migliori": non il governo dei "maiores" ma quello dei "meliores", che sono sempre i "noi"! Questo fenomeno si aggrava nel caso di contaminazione tra il pensiero totalitario "cristiano" e il pensiero totalitario di stampo giacobino-leninista: è il caso di personalità di spicco quale Dario Franceschini che parla dei suoi come dei "migliori", e le cui invettive contro la maggioranza sanno di lotta religiosa. I "migliori", diffidenti della "democrazia dei numeri" hanno i loro alleati culturali nelle elites del Paese che si sono inventate le "authority" politicamente irresponsabili e di cui è espressione un autentico leader "elitario" quale Mario Draghi, che ritiene che a lui e alla Banca d'Italia spetti la guida economica del Paese, e non ai pasticcioni eletti dal Parlamento. La filosofia del "governo dei migliori" ha contagiato anche l'attuale maggioranza: ed in modo pericoloso, perché essa è anche "maggioranza numerica"! I dibattiti politici sono ormai sempre di più affermazioni reciproche di "essere i migliori". E come le dispute teologiche e religiose culminavano nel lancio rispettivo degli anatemi, così oggi si esprimono non solo nello scambio di accuse morali, ma in quello di veri insulti! E la teoria della "supremazia" del "meglio" sulla supremazia delle "maggioranze" è la base sulla quale la corporazione dei magistrati ritiene non solo di essere meglio di quella dei politici, ma di poterla giudicare e di non potere essere da essa e neanche dal cittadino giudicata. Ma vi è di più: da noi da tempo la funzione giurisdizionale non consiste più in molti casi in applicazione delle norme che emanano dagli organi democraticamente rappresentatitivi, ma nell'uso di tali norme, per affermare giudizi storici, politici, etici ed economici. Se si ritiene che un politico è "politicamente pericoloso" è doveroso ricercare se egli per caso non abbia commesso illeciti penali e civili o comunqua un atto che con sapienza logico-formale possa inquadrarsi in una fattispecie "illecita".   Non so se Silvio Berlusconi sia colpevole di qualunque reato; ma questo ai politici "giacobini" e soprattutto a quelli "cristiano-giacobini" quale la Bindi e Franceschini, come ai "giudici politici" della Corte Costituzionale non deve importare: egli è il "male", è l' "ingiustizia", e per questo vi deve essere una legge che sapientemente interpretata porti alla sua condanna. Certe confusioni nella maggioranza derivano dalle non eliminabili radici "hegeliane" della cultura fascista più autentica, quella di Giovanni Gentile, che costituì l'anello di congiunzione tra giacobinismo, teologia luterana, materialismo dialettico di Marx e quel leninismo che fu il punto più alto del cosidetto "moderno", che cercò poi una sua espressione anche in certe correnti "postconciliari" del XX secolo in cui, guarda caso, si riconoscono cattolici progressisti come Bindi, Franceschini, Marino e Caselli. È per questo, per la politica italiana e per lo stesso cattolicesimo italiano che mi auguro che la leadership del Pdl rimanga nella mani di Berlusconi e quella del Pd sia assunta da Bersani.