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"Basta ipocrisie, nessuno è super partes"

Silvio Berlusconi

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Non arretra di un passo, Silvio Berlusconi. Nessuno, nemmeno il Quirinale, si può considerare "super partes", ma con Giorgio Napolitano c'è la possibilità di instaurare un rapporto di "reale dialettica". "La gente è con me" - Intervenendo alle 8 di mattina al Tg5, il Cavaliere torna a premere sul tasto del consenso: il popolo sta dalla parte del governo. E così la sfida dell'esecutivo è sintetizzata dalle parole del premier: "Il nostro governo contro tutti", solo il popolo lo sostiene con un consenso che durante la legislatura è aumentato fino a raggiungere quota "68,7%". Contro la sinistra, innanzitutto, che "mette in atto campagne mediatiche e giudiziarie che hanno lo scopo di sovvertire il risultato elettorale e il voto degli italiani". Contro una Consulta composta da undici giudici su quindici "inconfutabilmente di sinistra", "contro una minoranza organizzatissima di magistrati rossi", contro "il 70% della carta stampata", così come contro "tutti i talk show della tv pubblica, pagata con i soldi di tutti" e intenta a organizzare "processi a go-go ogni settimana". Non risparmia neanche la satira, Berlusconi, quando punta il dito contro "spettacoli che sono tutti orientati a sinistra". "Nessuno è super partes" - Poi arriva il nuovo affondo contro Napolitano: "Sapete a quale parte politica appartiene. E' un fatto che Napolitano è sempre stato un protagonista della sinistra, e nulla può cambiare la sua storia politica". Per il premier "bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie", "la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile, in nessun Paese". Ricorda la "coabitazione difficile anche in Francia", poi prova a fotografare l'attualità: "In Italia c'è una dialettica che è insita nei ruoli diversi che la Costituzione assegna alla presidenza della Repubblica e del Consiglio e non credo che questa dialettica venga modificata da una sentenza politica emessa dalla Consulta". E sempre al Presidente della Repubblica Berlusconi sembra mandare un segnale, un messaggio: "Per il futuro sono convinto che sia possibile una reale dialettica fra il Quirinale e il governo e sono certo che non ci sarà nessun ostacolo al nostro programma di riforme per cambiare l'Italia". Il governo durerà cinque anni - L'ultima promessa Berlusconi la riserva direttamente "al popolo": il governo durerà l'intera legislatura e andrà avanti per cinque anni, "fino al termine del mandato che il popolo italiano mi ha dato: questa è la democrazia, semplicemente questa, dove c'è un solo sovrano che è il popolo". Per questo è "inutile", non serve scendere in piazza per manifestare contro le decisioni della Consulta, né per protestare contro la sinistra che vuole "sovvertire il voto degli italiani" o contro "qualche buontempone che ha il coraggio di sostenere che io dovrei farmi processare e finge di ignorare che Berlusconi è la persona che ha subito più processi nel mondo e in ogni epoca". Il governo, conclude, affiderà la propria risposta all'azione stessa dell'esecutivo, "ci difenderemo in primo luogo con il fare".    

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