Pd e Di Pietro divisi anche sulle dimissioni

«Nervi saldi» è la parola d'ordine che circola ai piani alti del partito, che dopo mesi riunisce correnti e candidati e concorda una linea unitaria: nessuna richiesta di dimissioni, il premier governi e si sottoponga ai processi come «tutti i cittadini»; difesa della Consulta e del capo dello Stato in netta rottura con l'alleato Antonio Di Pietro. Nessuno nel Pd si aspettava una bocciatura così netta del Lodo Alfano. I rumor parlavano di approvazione con richiesta di modifiche e tutti, nella segreteria di ieri mattina, avevano concordato che, pur ritenendo il Lodo una legge ad personam, il Pd avrebbe rispettato qualsiasi sentenza. La notizia coglie i tre candidati alla leadership mentre sono impegnati negli impegni congressuali. Ma per una volta, vista la delicatezza del momento, non ci sono distinguo e un vertice serale sancirà la posizione unitaria. «La Consulta mette un punto fermo e dice che Berlusconi è un cittadino come tutti gli altri ed è tenuto a sottoporsi a giudizio», è la lettura, a caldo, di Pierluigi Bersani, che poco prima aveva replicato al leader del Carroccio, rammentandogli che «il popolo non ce l'ha solo lui». Nessuna richiesta di dimissioni neanche dal segretario Dario Franceschini: «Si è semplicemente ristabilito il principio dell'uguaglianza davanti alla legge, Berlusconi se ne faccia una ragione e rispettare la legge». Ma davanti ad una sentenza che non è «politica», la richiesta di dimissioni, sono convinti al Pd, non solo è fuori tema «visto che Berlusconi va battuto sul terreno politico» ma rischia di fare il gioco del Cavaliere in una spirale che rischia di travolgere istituzioni e paese. «Spero che nessuno - si augura Massimo D'Alema - in questo momento, perda la lucidità. Ho visto dichiarazioni abbastanza preoccupanti...». Posizione che porta il Pd in netta rottura con Antonio Di Pietro, che, pochi minuti dopo la sentenza, aveva già invocato le dimissioni e attaccato il Capo dello Stato invitandolo in futuro «a non essere così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali». Attacchi inaccettabili per il Pd che in questo momento, evidenzia Bersani nella riunione dello stato maggiore, «deve essere paladino di tutte le istituzioni». E poco importa se questa linea allargherà la frattura con l'ex pm. «Non siamo alleati con l'Idv ma insieme all'opposizione e non ho difficoltà a dire che le parole di Di Pietro sono fuori luogo e sbagliate», è l'altolà di Franceschini.