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In Europa anche il Pd contro il Colle

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Europarlamento

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Il Parlamento europeo «non sia la cassa di risonanza» delle polemiche dela politica di casa nostra. Lo diceva il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 25 settembre scorso, ricevendo gli eurodeputati al Quirinale. Parole pronunciate a vuoto, perché oggi tra i banchi del Parlamento Europeo arriva il dibattito sulla libertà di stampa in Italia. Il tentativo del PPE di cancellarlo dall'ordine del giorno di domani non è riuscito. Una richiesta respinta con 284 voti contrari e 268 favorevoli. C'è un elemento curioso che vale la pena osservare e cioè che tra quelli favorevoli a tenere il dibattito - in barba quindi all'appello di Napolitano - si trovano tutti gli esponenti del Pd (a Strasburgo nel gruppo S-D) e ovviamente quelli dell'Idv. La votazione è avvenuta all'inizio della minisessione plenaria di ieri pomeriggio. Tra i voti contrari si trovani esponenti del Pd come Berlinguer, Borsellino, Cofferati, Cozzolino, Prodi, Sassoli, Serracchiani. Oltre che a De Magistris e Vattimo. Da un lato dunque ci sono i popolari col Pdl, che vedono nella scelta di organizzare un dibattito sull'informazione in Italia come una «strumentalizzazione» finalizzata ad un «regolamento di conti» di matrice totalmente italiana. Dall'opposizione, invece, si sostiene l'assoluta legittimità da parte dell'Europarlamento di discutere del caso italiano e si invoca una legge europea per disciplinare esplicitamente i conflitti d'interesse, il pluralismo dei media e le sue ricadute sui legami fra potere economico e politico. Fra i primi a cantare vittoria per il doppio voto con il quale l'assemblea ha deciso di non modificare l'ordine del giorno dell'aula sono stati Antonio Di Pietro e Claudio Rinaldi - capodelegazione dell'Idv -, promotori del dibattito, che hanno espresso soddisfazione per la sconfitta «di chi pensava di poter nascondere agli occhi dell'Europa la vergogna dell'anomalia italiana». Di «tranello di chi, come Di Pietro, non ha rispetto per le istituzioni», ha parlato invece il capodelegazione del Pdl Mario Mauro, secondo il quale il leader dell'Idv è «un campione di strategie eversive e irresponsabile sostenitore di una riedizione della guerra civile in Italia». «Chi ha votato a favore del dibattito dovrà assumersi la responsabilità di aver arrecato per l'ennesima volta un danno all'immagine alla credibilità dell'Italia», ha affermato Roberta Angelilli (Pdl), vicepresidente dell'Europarlamento. Subito dopo il voto, in una giornata convulsa in cui si sono succedute quattro conferenze stampa dei gruppi politici e altrettanti dibattiti in seno ai gruppi stessi, è cambiata chiaramente la natura del dibattito. Il tema, in origine troppo angustamente nazionale e politicamente connotato, si è allargato progressivamente, sottolineando la necessità di arrivare a un quadro di norme comuni, con una direttiva europea che garantisca il rispetto della libertà di stampa, il pluralismo dell'informazione, e ponga limiti 'europei' alla concentrazione dei media. Da notare, infine, che gli europarlamentari dell'Udc hanno votato quasi tutti (Magdi Allam, Carlo Casini, Motti e Patriciello) con il resto del Ppe, ossia a per la cancellazione del dibattito sulla libertà di stampa; solo Antinoro ha votato contro, mentre erano assenti Antoniozzi e De Mita.

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