Lodo Alfano, perde quota la "terza via"
Sono ore decisive per le sorti del lodo Alfano. Dopo un'intera mattinata in camera di consiglio, i 15 giudici della Corte costituzionale hanno deciso di riaggiornarsi al pomeriggio. Una scelta dettata, fanno notare alla Consulta, dall'esigenza di definire meglio le posizioni prima di esprimersi con un verdetto sulla norma che concede l'immunità dai processi per le quattro più alte cariche dello Stato. Ma in molti si aspettano che la sentenza possa arrivare già nel pomeriggio, forse dopo le 17. Una decisione netta - In mattinata, secondo i bene informati, avrebbe acquistato maggior quota l'ipotesi di una soluzione netta, legge costituzionale o incostituzionale. Una prospettiva che renderebbe limitati, quindi, gli spazi perchè la Corte scelga quella "terza via" che consentirebbe di salvare in parte la norma, sollevando vizi e suggerendo ritocchi da introdurre. Soluzione, quest'ultima, che disinnescherebbe reazioni forti al verdetto e che proprio per questo rappresenterebbe un accettabile compromesso per chi ha ruoli istituzionali. Ecco perchè non è detta l'ultima parola sulla decisione finale. Clima politico incandescente - Del resto, il clima di attesa nei palazzi della politica resta infuocato. Lo dimostrano le parole di Umberto Bossi: se la Consulta bocciasse il Lodo Alfano, ha avvertito il ministro leghista prima del pranzo con il presidente della Camera Gianfranco Fini, "noi entreremmo in funzione trascinando il popolo. E il popolo ce lo abbiamo, sono i vecchi Galli". E uscendo dallo studio di Fini il leader della Lega ha rincarato la dose: se il lodo sarà bocciato, le elezioni regionali si trasformerebbero in un referendum a favore o contro Silvio Berlusconi. "Il popolo si esprimerebbe su Berlusconi e Silvio vincerà, grazie anche a alleati come noi". Nessun segnale, però, ci tiene a precisare Bossi, di una decisione negativa della Corte costituzionale: "Io sono per la saggezza. Chi vuole sfidare l'ira del popolo?", è il nuovo segnale. "Basta istillare veleno" - Parole contro le quali si scaglia l'opposizione. "E' un fatto gravissimo - protesta l'esponente del Pd Andrea Martella - che un ministro della Repubblica interferisca in maniera tanto plateale in una decisione della Corte costituzionale, tra l'altro a camera di consiglio aperta. Non è questo il momento di instillare altro veleno nella vita del Paese. Il governo e gli esponenti della maggioranza si fermino".