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Se si vota rivincerebbe Berlusconi

Silvio Berlusconi

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L'attesa per il pronunciamento della Corte Costituzionale sul lodo Alfano ha fatto crescere in queste ore la fibrillazione nei due schieramenti alimentata dall'ipotesi che in caso di bocciatura, si possa andare alle elezioni anticipate. Una eventualità scongiurata dalla maggior parte dei parlamentari, a cominciare da quelli del Pdl, con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che anche ieri ha ribadito l'intenzione di andare fino alla fine della legislatura. Ma il premier è stretto anche dalla morsa della sentenza del giudice di Milano Raimondo Mesiano, che condanna Fininvest a risarcire 750 milioni a Cir e, proprio alla vigilia della riunione della Consulta sul Lodo Alfano, definisce il premier corresponsabile della corruzione del giudice Vittorio Metta che assegnò la Mondadori al gruppo del Biscione. Berlusconi non ci sta a farsi rosolare sulla graticola e ieri ha mandato a messaggio chiaro a quanti già stanno ipotizzando alchimie politiche per un dopo-Berlusocni magari senza passare per le urne. Così definisce la sentenza per il lodo Mondadori «una enormità giuridica» mentre a chi trama dietro le quinte manda a dire che «il governo porterà a termine la missione quinquennale» perchè niente potrà «sovvertire la volontà del popolo». Però dentro il Pdl anche se nessuno lo auspica, numerosi parlamentari non nascondono che c'è il rischio di elezioni anticipate. Ma quale potrebbe essere l'esito elettorale? L'istituto Crespi Ricerche, ha disegnato uno scenario di quelle che ora sono le intenzioni di voto. Basta quindi esaminare queste tabelle, realizzate intervistando telefonicamente, il 1° e il 2 ottobre, un campione di mille soggetti, per avere un'idea di quello che potrebbe essere il risultato. Il sondaggio di Crespi accende i riflettori soprattutto sugli attuali equilibri politici. Emerge quindi che la competizione non si pone tra il centrodestra e il centrosinistra giacchè la superiorità in termini di consensi della maggioranza è netta. Piuttosto si pone all'interno dei due schieramenti. In particolare dentro le opposizioni. Dice Luigi Crespi: «Siamo di fronte a una maggioranza elettoralmente compatta e coerente e a una opposizione minoritaria e divisa. Pertanto la proposta politica di Berlusconi appare più credibile». Questo significa che la scommessa sarebbe sulla quantità di punti che la maggioranza prenderebbe in più rispetto all'opposizione. Vediamo la situazione dei due schieramenti. Il Pdl avanza di un punto, dal 38% al 39%, togliendolo presumibilmente alla Lega che passa dall'11% al 10%. Il centrosinistra è frammentato con il Pd che acquista un punto ma non tale da far pensare a una svolta. «Il dato eclatante - osserva Crespi - è il crollo di Di Pietro. L'Idv perde due punti. È il segnale che la politica delle urla non paga. Soprattutto non pagano gli attacchi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ottiene il massimo della fiducia (il 64%) ed è in crescita costante». A creare ulteriore scompiglio a sinistra c'è Grillo. «Il 3% è un buon avvio» fa notare Crespi che avverte: «Va a togliere consensi all'Idv, a Rifondazione e a Sinistra e Libertà». Quindi secondo Crespi è proprio Di Pietro ad essere più in difficoltà «minacciato all'interno da De Magistris e all'esterno da Grillo». L'elettorato non premia nemmeno Casini; l'Udc è altalenante: in crescita rispetto a maggio scorso (6%) ma in calo rispetto a settembre (dal 6,5% al 6,3%). La polemica sulle escort e la manifestazione sulla libertà dell'informazione non hanno tolto consensi nè al premier nè al governo. Berlusconi è salito di un punto (dal 59% al 60%) e rispetto a gennaio scorso di ben 4 punti. Il governo è saldo al 55% (a gennaio era al 53%). «La manifestazione non ha fatto presa - spiega Crespi - perchè è lontana dalla percezione della maggioranza degli italiani che ci sia davvero un pericolo per la libertà di informazione». Il presidente della Camera Gianfranco Fini continua in una ascesa graduale e costante. Dal 54% di gennaio è arrivato al 58% con un incremento di circa un punto al mese. La squadra dei ministri mostra una solida tenuta. Al top si conferma Renato Brunetta con il 58%. Segue il ministro degli Interni con il 55%. Il responsabile dell'Economia Giulio Tremonti riesce nella difficile impresa per un ministro economico, di guadagnare terreno nei consensi (dal 50% al 51%). In salita il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna che dal 49% di maggio è ora al 50%. Ben posizionata è il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo salda al 50%; così pure il responsabile della Farnesina Franco Frattini.

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