"Il Pd non si illuda se il governo cade si torna ancora alle elezioni"
BARI - La sovranità popolare contro le derive tecnocratiche.Se le sirene della sinistra giustizialista soffiano sul fuoco delle polemiche tra la sentenza sul Lodo Mondadori e la vigilia del pronunciamento da parte della Suprema Corte sul Lodo Alfano, il ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto rivendica la legittimazione democratica del governo Berlusconi e indica l'unica possibile rotta alternativa a questo esecutivo: il ritorno alle urne. Questo stesso approccio muscolare è stato espresso all'unisono dall'intera classe dirigente del Popolo della Libertà, ieri riunita a Bari per un seminario sulla «Questione Meridionale», insieme alle parti sociali (da Lady Confindustria Emma Marcegaglia ai leader sindacali Renata Polverini, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni). Una opposizione finora silente sui grandi temi del paese sembra rinvigorita dai boatos giudiziari seguiti alla sentenza sul Lodo Mondadori e prefigura una bocciatura della legge in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Sullo sfondo c'è chi delinea nei prossimi scenari la caduta dell'esecutivo. Qual è la sua fotografia del momento politico? «Alle polemiche di questi giorni non si può che dare una risposta decisa ed adeguata. Come ha fatto intendere il premier Berlusconi se qualcuno pensa di far cadere questo governo per immaginare altre strade, sbaglia di grosso. In caso di possibile caduta di questo esecutivo, l'unica alternativa è quella del ricorso democratico alle elezioni». Proprio all'inaugurazione del ricostruito Teatro Petruzzelli il sottosegretario Gianni Letta ha fatto proprio l'appello alla concordia tra le forze politiche lanciato dal Capo dello Stato. In questo clima, però, tutto diventa più difficile. «Le parole del presidente della Repubblica volte alla unità sono assolutamente condivisibili. Rispetto e dialogo sono prerogative essenziali, ma devono valere sia per la maggioranza sia per l'opposizione. Un clima così avvelenato, nel quale il presidente del Consiglio puntualmente e quotidianamente viene aggredito, rende più complicata la realizzazione di questo auspicio». Nel 1994 il governo Berlusconi registrò forti resistenze da parte dei poteri forti, come testimoniato dall'intervista rilasciata nell'agosto dal vice presidente del Consiglio Giuseppe Tatarella al quotidiano "La Stampa". Adesso il clima nel Paese è completamente differente. «Resta una parte della sinistra che non riconosce il responso delle urne — e il mandato a governare per questa maggioranza — e si appella ad altre soluzioni». Eppure il largo consenso registrato nel seminario barese sulle politiche per il Sud indica che l'operato del governo viene accompagnato da attenzione e dialogo costruttivo da parte di tutte le parti sociali. «I gruppi parlamentari del Pdl hanno dato vita a questi incontri e promosso la realizzazione di un documento discusso con sindacati e Confindustria. Dopo Napoli, la tappa pugliese evidenzia il metodo partecipativo con cui l'esecutivo ed il Pdl costruiscono le politiche per il Mezzogiorno». Infine c'è la sfida del federalismo... «Noi abbiamo accettato il confronto su un tema così delicato. E da un modello lombardo, abbiamo favorito una interpretazione solidale di questa riforma. In passato troppe volte si è ragionato su interventi di carattere specifico, settoriale e locale che non hanno prodotto gli effetti sperati. Noi la "questione meridionale" la vogliamo affrontare con concretezza e pragmatismo, favorendo un accesso al credito adeguato e dando vita ad una efficace semplificazione burocratica. Questa è la nostra via maestra per lo sviluppo del Sud».