Vogliono essere liberi Ma attaccano chi li critica
Scendono in piazza per denunciare la mancanza di libertà di stampa. Urlano, strillano e lanciano offese contro il presidente del Consiglio accusato di essere il colpevole di questo mancato diritto. Eppure, non appena il direttore del Tg1 si permette la "libertà" di esprimersi sulla manifestazione allora tutti gli si scagliano contro. Era sabato sera. La manifestazione di Piazza del Popolo si era appena conclusa. Tutti i telegiornali avevano raccontato quello che era successo. Unica voce fuori dal coro era quella del direttore del Tg1, Augusto Minzolini che aveva sottolineato, in un editoriale, come «in Italia si ha una strana concezione del pluralismo dell'informazione: ci sono giornali che si considerano depositari della verità, che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi. Chi ha questa concezione manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico». Non l'avesse mai detto. Subito è iniziata la guerra all'interno della redazione. «Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione» denuncia il Comitato di redazione in un comunicato che è stato letto ieri sera durante l'edizione delle 20 del Tg. E continua: «Il direttore ha allineato il telegiornale contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d'informazione. Il Tg1 ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un Tg di parte. È il Tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver fatto una cosa "incomprensibile"». Una protesta alla quale si è unito anche il presidente della Rai Paolo Garimberti che, dopo aver giudicato «assolutamente irrituale quanto accaduto» ha annunciato di voler scrivere al direttore generale Masi «per evidenziare questa irritualità». Ma se il Cdr insorge, Minzolini si difende: «È la dimostrazione che c'è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un'opinione diversa». Un'ulteriore dichiarazione alla quale controreplica l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai: «Tempo zero al pensiero di Roberto Saviano e del costituzionalista Valerio Onida, un minuto per sè alle 20. Non so con quale consapevolezza parli Minzolini, uomo simbolo dell'occupazione della Rai». Con il giornalista hanno però solidarizzato molti esponenti del Pdl, mentre il Pd chiede l'intervento della Vigilanza e dei vertici Rai. Per il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, contro Minzolini si è esercitato lo «squadrismo verbale» della sinistra. Margherita Boniver invece osserva come sia "bizzarro che questa censura (contro Minzolini, ndr) arriva da una piazza prestigiosa che era stata riempita per sostenere il diritto alla libertà di opinione». Infine, secondo Amedeo Laboccetta, altro esponente del Pdl, «le parole del direttore del Tg1 trovano il consenso di milioni di cittadini italiani e allo stesso tempo suscitano l'aggressione di una pattuglia di stalinisti». Più pungenti Vincenzo Vita (Pd) e Beppe Giulietti (Idv) chiedono che «questa ennesima assurda vicenda segnata dalla faziosità di Minzolini si occupino la commissione parlamentare e l'Autorità di garanzia per le comunicazioni». E infine il vicepresidente della commissione di Vigilanza, il Democratico Giorgio Merlo, dopo aver elogiato il Cdr del Tg1, avverte: «Non facciamo confusione. Il direttore del Tg1 ha tutto il diritto di esprimere le sue legittime opinioni sulla libertà di informazione nel nostro paese. Semplicemente, la sede in cui le ha pronunciate non è quella più adatta per esprimerle». Per ultimo, anche il comico Beppe Grillo è voluto intervenire riguardo alla manifestazione sulla libertà di stampa: «Era stata rinviata dopo la strage di Kabul, ma è stata fatta ugualmente con oltre 20 morti a Messina. Ma che senso ha? La libertà di stampa non significa nulla».