Affondo dei giudici ammazza-Fininvest
Contrariamente agli ipocriti di tutti gli schieramenti, io affermo e ribadisco che nei confronti della macchina giudiziaria italiana nutro sempre e soltanto assoluta sfiducia. L'ultima mitragliata ambrosiana conferma il mio punto di vista. 750 milioni non sono bruscolini, anzi, sono talmente tanti da poter mettere a repentaglio Fininvest, grande e attiva azienda italiana, nonché migliaia di posti di lavoro. Il peccato originale della Fininvest consiste nell'essere creatura del genio imprenditoriale di Silvio Berlusconi; in più, di contro alla Fiat, non ha mai elemosinato, ricevuto denaro e regalìe dal contribuente. Per tali precedenti, per così dire, capitalisticamente scorretti, deve pagare. Chissenefrega del made in Italy e degli italiani, codesto sproposito di soldi dovrà, comunque, finire nelle tasche di un cittadino straniero, un elvetico, che da sempre lucra in Italia. Io sono più ebreo di lui, però italiano, anzi italianissimo, come gli israeliti che nel Risorgimento vollero e fecero questa nazione. Lo svizzerotto, però, rispetto ai giudici di Milano è un po' come la Juventus di qualche anno fa con gli arbitri; capace, cioè, di influenzare, condizionare, lucrare rigori che non ci sono, evitando quelli macroscopici contro. Dal gol annullato di Turone al rigore grande come una casa, eppur non concesso, ai danni di Ronaldo, fu un rosario di favori immondi alla Juve. Con De Benedetti è la storia si ripete. Alcuni la chiamano sudditanza psicologica, altri userebbero più incisivi sintagmi, io mi limito a opinare che il giudice monocratico di Milano è rimasto da solo, sperduto, smarrito ed esposto a tutti gli spifferi avversi, davanti ad una questione probabilmente troppo più grande di lui e che meritava non uno, bensì almeno tre giudici. Sto parlando dell'ultimo colpo basso del rito ambrosiano a Berlusconi, reo, soprattutto, d'essere nato; quindi, d'aver scompaginato e fatto naufragare il progetto di portare in eterno i servi del Cremlino a Palazzo Chigi; infine, di governare bene e di fare, piuttosto che affabulare come Casini o Bersani, senza produrre un beneamato nulla a vantaggio dei cittadini. Intanto, non s'era mai visto prima che il dispositivo di un giudizio civile - per il penale è regola, sia pure barbarica - sia stato reso noto attraverso le agenzie, prima di qualsiasi comunicazione in cancelleria. Quando il Parlamento avrà il coraggio di avviare una Norimberga sulla malagiustizia italiana, qualcuno dovrà spiegare anche siffatta anomalìa. Berlusconi ed i dirigenti Fininvest, infatti, hanno appreso la notizia dalle agenzie, non dal Tribunale. Alcuni, anche avvocati, son caduti dalle nuvole, rilasciando dichiarazioni degne di Alice nel Paese delle meraviglie, eppure si sapeva dove sarebbe andata a parare l'annosa vicenda Mondadori, scaturita dall'Ariosto, confidente di polizia col nomignolo di "Olbia", sino al bar Mandara, con il gip Rossato, che ordinò due arresti eccellenti - Squillante e Pacifico -, senza neppure aver ascoltato la registrazione dell'intercettazione ambientale. L'attesa, auspicabile Norimberga avrà molto da lavorare sulla serie infinita di scorrettezze, illegalità e forzature della via giudiziaria al prodismo, partita nel marzo 1996. La stessa condanna «politica» di Cesare Previti fece ragionevolmente prevedere che uno degli obbiettivi, a parte la delegittimazione di Berlusconi come statista, era il riempimento delle saccocce dello svizzerotto. Lo dico alto e forte: la sentenza del Tribunale civile di Milano configura un'abnormità giuridica del tutto inaudita. Ammesso e non concesso che Previti fosse davvero colpevole - ed è dimostrabile per tabulas che era innocente -, quando mai s'è visto che il cliente, nella fattispecie la Fininvest, debba rispondere per il proprio legale? Il contenzioso Mondadori tra Berlusconi e De Benedetti non andò avanti in tribunale, perché si giunse ad una transazione, proprio perché i legali dell'ingegnere svizzerotto compresero che, da un punto di vista strettamente civilistico, non c'era oggettivamente speranza di ottenere di più. Qual è, allora, il supposto danno patrimoniale quantificato in ben 750 milioni di euro? Il danno non c'è e, inoltre, da quando esiste il diritto civile i risarcimenti andrebbero verificati e provati sino all'ultimo centesimo. Da quale analisi acribica scaturisce, dunque, la cifra di 750 milioni? Da niente di scientificamente apprezzabile, se non dalla volontà, dalle pressioni, dalle esortazioni ad annichilire Berlusconi e portare al fallimento la Fininvest. Magari, non c'è dolo, anzi ne voglio essere certo, trattandosi, soltanto, della succitata sudditanza psicologica verso l'elvetico De Benedetti, che, in effetti, e non da oggi, nel Palazzo di Giustizia di Milano, rappresenta un potere forte di sicuro riferimento ed affidamento. Quando Repubblica o L'Espresso sponsorizzano un magistrato, la carriera è assicurata, per non dire che Camera, Senato ed Europarlamento sono già ad un tiro di schioppo. Che fare? In attesa che il Legislatore abbia le palle per provvedere finalmente a garantire a tutti i cittadini giustizia giusta, direi che dovremmo acquistare tanti libri Mondadori. Magari solo i volumi «Oscar Mondadori» che costano poco, tanto per dimostrare col nostro obolo che gli stranieri e gli evasori non debbono comandare a casa nostra. Compriamo Mondadori, per affermare che le abnormità giuridiche non possono, mai e poi mai, farcela contro il popolo sovrano.