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Barbato, il finto puro che agita Di Pietro

La protesta di Francesco Barbato, dell'Idv

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Il mondo, forse, lo ricorderà così. Con la camicia bianca ampiamente sbottonata, la pochette e il vestito grigio mentre agita l'agenda rossa di Paolo Borsellino e, nell'altra mano, un cartello con scritto «La mafia ringrazia - Riciclaggio liberalizzato». Ma chi è Francesco Barbato il deputato Idv che ieri alla Camera ha accusato il premier e la maggioranza di essere «mafiosi e criminali»? Chi è l'uomo che ha scatenato la bagarre in Aula costringendo il presidente di turno Rosy Bindi a sospendere la seduta e Gianfranco Fini a portare il caso davanti all'ufficio di presidenza? La biografia presa dal suo sito dice che è nato a Camposano, paesino della provincia di Napoli, 53 anni fa (su internet è ancora fermo a 51 ndr). È stato primo cittadino della sua città e nel 2003 ha fondato, assieme a Roberto Alagna, il Governo Civico, una sorta di rete di tutte le liste civiche presenti sul territorio nazionale. Da lì è nata, nel 2007, la Lista Civica Nazionale e la candidatura da «indipendente» alle politiche del 2008 nelle file dell'Idv. Il suo curriculum ufficioso, però, lo qualifica come una vera spina nel fianco di Antonio Di Pietro.   È stato lui, ad esempio, a sollevare per primo la questione morale dell'Italia dei valori in Campania scagliandosi contro il segretario regionale del partito il deputato Nello Formisano. E anche per questo, oggi, in molti pensano ci sia lui dietro il numero speciale che Micromega ha recentemente dedicato all'Idv mettendone in mostra gli aspetti più oscuri. Ma in verità anche lui ha qualche scheletro nell'armadio. Si tratta di una vicenda risalente al giugno del 2008. Il 5 la Camera sta esaminando il decreto Alitalia e Barbato, senza nominarlo, si scaglia contro l'ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi accusandolo di «armeggiare con i camorristi». «Ciò risulta da atti giudiziari - accusa -, dove un Gip di Napoli ha trasmesso a questo Parlamento la richiesta di autorizzazione a procedere. Qui, con il Pdl, probabilmente, vi è chi fa praticantato con la camorra». Due giorni dopo la scena si ripete. Il deputato Idv chiede l'estensione del lodo Alfano anche a Landolfi che «ho letto infatti sul Mattino di Napoli sarebbe stato eletto con i voti della camorra...» A gennaio di quest'anno il terzo round: Barbato cita Americo Porfidia, deputato Idv accusato di associazione mafiosa, e ricorda di come questi abbia più volte preso le difese dell'esponente del Pdl «accusato di avere rapporti con la camorra». Stavolta, però, il giudice diventa imputato. Landolfi, infatti, rispondendo alle accuse ricorda che a ottobre Barbato ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno per chiedere «provvedimenti urgenti» a tutela di Gaetano Manna presidente dell'associazione anticamorra Acli Terra Campania per la Legalità che gestisce i beni confiscati al clan dei Nuvoletta. Un piccolo problema, dopo l'interrogazione Manna è finito nel mirino della polizia al punto che, il 31 marzo, viene arrestato per truffa. L'accusa è di essersi arricchito vendendo a commercianti falsi diplomi per corsi di aggiornamento obbligatori mai frequentati.   Spunta anche una sua foto con il boss di Pignataro Maggiore Raffaele Ligato (condannato all'ergastolo per l'omicidio del sindacalista Franco Imposimato) mentre il demanio decide di revocare il provvedimento con cui aveva affidato unilateralmente all'associazione la gestione dei beni confiscati. Il pressing su Barbato si fa piuttosto intenso e lui si difende: «Questo Manna non lo conoscevo neppure quando ho presentato l'interrogazione parlamentare. Mi è stato segnalato dalle Acli di Napoli. Non mi appartiene politicamente perché mi risulta essere vicino ad Ana. Tant'è che ho delle foto che lo ritraggono insieme a Landolfi».   Ma mentre le Acli smentiscono legami con l'associazione, il sindaco di Pignataro Giorgio Magliocca offre un'altra versione: «Un parlamentare non dovrebbe mentire mai. Anche quando gli è stato detto che Manna era un personaggio ambiguo, Barbato ha continuato a difenderlo».

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