Sinistra pazza per l'escort

Eccola, la Traviata. Sguardo dolente sotto le sopracciglia nervosamente disegnate, un abito nero (leggero?), la civetteria professionale di un pizzo sul seno. Elegante, certo. Ma pare in gramaglie, come la prèfica chiamata a piangere la sciagura abbattutasi sulla Repubblica. Lo Stato, non il giornale. Appare agli italiani intorno alle 22,15: per molti è un miracolo laico e progressista, per altri la triste recita da bordello di una donna che si reputa umiliata e offesa, malgrado le pattuizioni quotidiane cui è costretta. L'unica consolazione è che stavolta la sua compagnia è gratis, almeno stando alla liberatoria sventolata dalla Rai. Per il resto, la lunga pressione esercitata dall'inviato di «Annozero» a Bari e dallo stesso Mikhail in studio non ha prodotto il Grande Scoop. Tranne quella frase: «Il premier sapeva che ero una escort, e non l'unica. Lo disse anche alla Montereale», l'altra girl implicata nelle danze, che invece aveva sostenuto il contrario. Certo, chi non sapeva ora sa: che Patrizia D'Addario tutto 'sto ambaradan lo avrebbe combinato perché per quella prima cena a Palazzo Grazioli si aspettava duemila euro, non mille, e un interessamento del premier ai suoi progetti di imprenditrice. «Il mio cantiere era bloccato, lo è ancora, liberatelo». Ecco. Non le interessava, ha detto la Traviata, cantare, ballare o finire in tv. Purtroppo per lei, non l'hanno ascoltata: Santoro l'ha voluta nella sua casa all'indirizzo di Raidue, ed è la seconda volta che accade, nel giro di una settimana. Anzi, dopo le vignette di Vauro minaccia: «Non c'è due senza tre», e dunque se ne riparlerà giovedì. È tormentone, è flirt. La sinistra immaginaria si annoia, a ragionare su crisi e disoccupazione. Intanto, per raccontare il demi-monde dei maneggioni che ruotano attorno al potere, eccoti un puntatone su «No Giampy no party». Non si capisce bene per quale motivo una escort debba registrare i suoi incontri con un potente, e Patty ricorda per la millesima volta che per lei è un'abitudine, hai visto mai che possa fruttarne un ricattone. O una candidatura per le europee (La Russa, a "Porta a porta", smentisce: «Impossibile: quelle liste le ho fatte io»). Frase cult della Traviata: «Mi sembrava un harem. C'erano solo il presidente e Tarantini, eravamo più di venti ragazze. Si ballava, si cantava». E dalli. Mikhail, solenne: «Berlusconi sapeva che lei fosse una escort?». Risposta: «Lo sapevano tutti». Il profeta la butta in vaudeville: «E certo che doveva saperlo anche lui: c'è stato insieme tutta la notte». Il pubblico grottescamente ride. Un istante prima, Patty aveva concionato sulla «strumentalizzazione e mercificazione del corpo della donna in Italia oggi». Tremate, le streghe etc. Dobbiamo nutrire ammirazione per Santoro, che ci ha offerto uno show per noi italiani malati di pruderie: ma quale attacco politico, chi guardava «Annozero» lo ha fatto come con quei rotocalchi che le signore divorano per vedere le foto spetteguless dei vip: glieli porgono sotto il casco del parrucchiere, mica li comprano. Mikhail è astutissimo, questo gli va riconosciuto. Per introdurre il suo «Annozero» a base di sesso di Stato, si è impancato a profeta biblico. «Siamo tutti qui in questa valle di Giosafat»: in attesa dunque dell'intervento del Dio giudicante. A meno che non parlasse di se stesso, Santoro l'Onnipotente, quello che in anteprima del programma sentenziava: «l'unica cosa che non farò è smettere di andare in onda: se vogliono che non vado in onda, lo devono dire, altrimenti fino a quel punto sempre in onda sto». Un mantra. Così, alle nove e un quarto di sera o giù di lì, per dimostrare che «il servizio pubblico della Bbc» fa una tv più «irriverente» della Rai, che ti «manda in onda» Santoro, in mancanza di direttive e censure? Uno show comico, sbracato come sanno essere gli inglesi quando pisciano sul tuo giardino di notte: per far satira su una foto di Berlusconi con Brown, partono i sottotitoli: «Gordon, vuoi un po' di figa? vuoi dei p.....i?». Il riferimento al sesso orale è proprio quello da postribolo, e chissà quei bambini che facevano zapping in attesa di «Shrek» su Italia Uno. Libertà di espressione? La Marcuzzi, per un wurstel in prima serata, è stata mandata al confino di mezzanotte. Il profeta Mikhail del Moige e delle famiglie se ne impippa. Dalle alture della Valle di Giosafat rivolge gli occhi al cielo dell'Agcom e domanda: «Chi garantisce il contraddittorio in questo Paese?». Il tono è ieratico: se non gli staccano la spina lui affronterà l'Apocalisse dei sensi. Che l'Italia veda, sappia, valuti, si ecciti. Nessun particolare deve essere risparmiato, l'importante è la restaurazione etica buttando al rogo le mutande pazze. Con la castrazione men che simbolica del premier, giustizia divina sarà fatta, fors'anche quella politica. Ad altri le messe cantate: quello di Mikhail è un rito cripto-orgiastico, un onanismo mediatico radical-chic, dove il bla bla bla degli intellettuali tedia e l'unica cosa che conta è guardare la Traviata, e sperare che racconti quel che serve: cosa combina Cesare a Palazzo, se non sa neppure chi si trascina a letto. Per arrivarci, lui sornione carica la suspence come neanche in un film dei fratelli Coen: allude alla possibilità che su Madame Patty cada il veto (Rai), mica il velo. E per combattere la concorrenza degli altri canali, fa della prima ora di trasmissione tutto un preliminare erotico. Si vede Tarantini mortificato, compaiono Terry e Barbara, le allegre comari pugliesi. Si parla dell'inchiesta sulle presunte tangenti nella sanità di una regione Pd: inevitabile par condicio giudiziaria. In sottosigla, Santoro sconfessa graziosamente l'informazione Rai, mirando alla crapa pelada del povero Minzolini, del quale viene mandato in onda l'editoriale di insediamento al Tg1, e poi alcune frasi del 1994: ne intuiamo che lo «Squalo» ha cambiato opinione sul «privato dei politici». In 15 anni ci può stare, ma secondo Mikhail questo azzera la credibilità del telegiornale principe di Viale Mazzini, l'azienda che lo paga profumatamente per «Annozero». Carl Bernstein, il reporter del Watergate, paragona Silvio l'anticomunista a Stalin. Il pistolotto di Travaglio è soporifero: una lectio magistralis sul rapporto tra giornalismo e cause legali. C'è il rischio che i telespettatori dirottino su La7, dove impazza "Star Trek". Ma nessuno resiste alla tentazione di assistere al psico-strip della Traviata. Si gode poco, però. Anzi, nulla.