Perché il Pd non difende il Presidente?
Abbiamo consultato tutte le agenzie di stampa, perché sapevamo che alla fine ci saremmo riusciti. E infatti alla fine ci siamo riusciti, tirando così un bel sospiro di sollievo. Anche perché le parole erano state pesanti, di quelle che non potevano restare senza commento. Aveva cominciato il neo deputato europeo (Idv) De Magistris a prendersela con il Presidente Napolitano, mandandogli una lettera durissima, dove lo accusa di avere «sbagliato» e di non essere «stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della democrazia» (il riferimento è alle vicende che l'hanno portato a lasciare la toga). Ha poi continuato Di Pietro, chiedendo al capo dello Stato di non firmare la legge sullo scudo fiscale, all'insegna del motto «la mafia ringrazia». Parole dure, scagliate contro il Quirinale senza andare per il sottile. Parole che dovevano suscitare una reazione di solidarietà nel Pd, il partito di provenienza del Presidente. Alla fine, la reazione l'abbiamo trovata: «L'Italia dei valori cessi il fuoco su Napolitano: non c'è partita democratica che si giochi contro l'arbitro». Parole sagge, pronunciate però da Gianfranco Rotondi, ministro del Pdl. Dal Pd invece silenzio assoluto. La sinistra italiana non sta bene, è una delle poche certezze che abbiamo.