"Serve una tv non faziosa non un Santoro di destra"
Non c'è bisogno di un Santoro di centrodestra. Lo ha detto l'ex parlamentare della Cdl Marco Taradash, che in passato ha condotto «La zona rossa» su Retequattro e «Iceberg» su Telelombardia. Marco Taradash come giudica le polemiche su «Annozero»? «Trovo tutte queste polemiche molto noiose. Anno dopo anno ci sono discussioni sulle trasmissioni condotte da Michele Santoro. Lui fa un programma volto esclusivamente alla polemica e al martirio. C'è chi abbocca e lo fa martire. Ho visto che Berlusconi ha detto l'unica cosa saggia, cioè che trasmissioni come "Annozero" portano voti al centrodestra. Questo non so dirlo. Ma sono certo che non tolgono voti alle forze della maggioranza. La più danneggiata da questa situazione è un'opposizione che mira a fare un'opposizione politica e non quella moralistisca.La Rai deve scegliere se vuole Santoro o non lo vuole. Una volta fatta questa scelta legittima credo che non sia giusto fare questo tipo di programma». Corrado Formigli, inviato della trasmissione dice che il problema è aggiungere nuove voci, non toglierle. «Non credo che la necessità sia questa. Se ciò significa aggiungere faziosità ad altre faziosità credo che questo sia un errore. Sarebbe come dire che se l'arbitro non fischia il rigore io sono autorizzato a commettere un fallo altrettanto grave. Non è il metodo da seguire. Se questo significa aprire la Rai a voci diverse, non faziose, che abbiano come obiettivo l'informazione, il rapporto diretto con l'ascolto invece che il rapporto indiretto con l'opposizione politica, sarei contento. Significherebbe fare una piccola rivoluzione culturale. E riportare la Rai al servizio pubblico». E il Santoro di destra? «Non c'è bisogno di un Santoro di centrodestra per controbattere a quello di sinistra. Sono due tipi di trasmissione censurabili e incompatibili con qualsiasi genere di servizio pubblico che, mi domando ancora, se dopo tanti anni abbia ancora un senso. Lo spettatore di centrosinistra ha in mente un modello di televisione che gli fornisca una verità, una bandiera sulla quale combattere. Solo Giuliano Ferrara ha saputo fare una televisione alternativa, quando ha scelto di fare un tv di nicchia». Come spiega il mancato successo di altri giornalisti che si sono cimentati su trasmissioni di politica? Bruno Vespa è l'unico modello? «Ci vuole tempo e fiducia. Chi fa queste trasmissioni deve dare per scontato che questo tipo di ascolto deve essere conquistato. Era chiaro che ci voleva del tempo e il sostegno della pubblicità all'interno delle reti. Su determinate tv un film potrebbe riscuotere maggiore successo. Nelle reti dove la trasmissione di informazione è attesa bisogna sperimentare un nuovo modello. Ma non quello che vorrebbero i faziosi. La Rai di oggi è restia nel fare investimenti commerciali e non vuole nemmeno sperimentare». È giusto un giornalismo che Formigli definisce contro il potere? «Non ha senso quel tipo di giornalismo. Il buon giornalismo è quello che ricerca la verità dei fatti e ne offre una interpretazione aperta senza dire bugie».