Scudo, il voto slitta a domani L'Idv: "Giorgio non firmare"
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, allunga di un giorno i tempi per il via libera finale di Montecitorio al decreto correttivo della legge anticrisi, comprendente un'estensione dello scudo fiscale. Il cambio di orientamento - rispetto a quanto Fini aveva dichiarato nella conferenza dei capigruppo di ieri e poi in aula su sollecitazione del Pd - è stato comunicato nella riunione dei presidenti di gruppo che si è da poco conclusa. Il voto finale è previsto alle 13 di domani. Ieri Fini aveva minacciato di usare la «ghigliottina», strumento concessogli da regolamento, per tagliare l'ostruzionismo dell'opposizione. Oggi il presidente dei deputati Pd, Antonello Soro, ha chiesto a Fini di ripensarci: «Se ora si introduce, fatto senza precedenti, la tagliola del presidente della Camera, addirittura con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza del sessantesimo giorno, cosa resta - ha domandato l'esponente democrat - delle garanzie costituzionali per il Parlamento e i gruppi di opposizione?». Il rinvio concesso da Fini consente - secondo il presidente della Camera - di contemperare le varie esigenze. Compresa quella del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiamato - come ieri ha segnalato Fini - a esercitare le sue prerogative costituzionali con un «minimo margine di tempo» (il decreto scade il 3 ottobre). Nel caso in cui l'esame degli ordini del giorno, in corso a Montecitorio, non fosse completato per le 13 di domani, scatterebbe comunque la «ghigliottina». Intanto l'opposizione è soddisfatta per la decisione del presidente della Camera. "Vittoria", dice il capogruppo del Pd Antonello Soro, uscendo dalla riunione dei capigruppo, parlando anche per i colleghi dell'Idv Massimo Donadi e dell'Udc Michele Vietti. "Consideriamo una decisione positiva che il presidente abbia accolto la richiesta venuta da tutta l'opposizione di consentire il dispiegamento più largo della discussione parlamentare", ha detto Soro. Alle opposizioni non piace comunque la 'ghigliottina' che scatterà in ogni caso domani alle ore 13 se il dibattito non si sarà esaurito: "Sarebbe in ogni caso negativo", ha detto Soro, il quale ha aggiunto: "Non prendiamo nessun impegno sulle modalità di completamento dell'esame del provvedimento". LA PROTESTA Questa mattina la singolare protesta alla Camera degli esponenti dell'Idv contro il dl anticrisi che contiene la contestata norma dello scudo fiscale. Il colpo d'occhio ci sta tutto. Antonio Di Pietro si è presentato in silenzio, sotto una mitragliata di flash, con una coppola blu scura, mafia style, calata sugli occhi e un bel toscano all'angolo della bocca. Coppola, ma chiara e di tessuto estivo, anche per Stefano Pedica. Un altro deputato Idv, Francesco Barbato, ha gridato nel megafono sino a diventare paonazzo quello che aveva scandito poco prima in Aula: "Provenzano è stato il levatore, Forza Italia è stata partorita in mano alla mafia". Il 'coppola-in', così è stata ribattezzata la protesta contro lo scudo fiscale che Italia dei Valori ha scelto per rinnovare un secco appello a Giorgio Napolitano: "Questo è il nostro disperato, ultimo appello al Capo dello Stato - ha detto Antonio Di Pietro - affinchè fermi per tempo una norma che serve solo ai delinquenti". I giovani attivisti Idv hanno indossato la t-shirt con la scritta "Giorgio non firmare" già vista in altre inziative di 'appello' al Colle. Di Pietro ha ricordato che "Tremonti dovrebbe sapere che quei 300 miliardi che con lo scudo fiscale dovrebbero rientrare, secondo lui, andranno a favore dei delinquenti italiani che li rimetteranno nel cassetto, non a beneficio degli italiani onesti che resteranno, come sempre, cornuti e mezziati". "A chi rivolgersi - ha detto ai cronisti che gli hanno chiesto di questa nuova sollecitazione al Quirinale - se non all'ultimo baluardo della democrazia, di fronte a leggi fatte solo a beneficio dei delinquenti?". L'ex pm ha coniato anche un nuovo articolo del codice penale, il "648 comma Silvio", ed è tornato a ribadire il suo appello a Napolitano, con una critica al resto dell'opposizione: "Che il Capo dello Stato non si presti a questa legge mafiosa e' una garanzia per la democrazia, per ogni cittadino. E se tutti i deputati dell'opposizione fossero stati al posto loro, avremmo già avuto quella dichiarazione di incostituzionalità".