La Chicago di Obama sfida il resto del mondo
Domani a Copenaghen il Comitato olimpico internazionale designerà la città sede dei Giochi estivi del 2016. Quattro le città candidate, Chicago, Madrid, Rio de Janeiro, Tokyo. Scomparse, lungo l'accidentato percorso, Bakù, Doha e Praga, e ancor prima una pletora di ipotesi, compresa quella velleitaria avanzata a suo tempo da Roma. La capitale spagnola torna alla carica dopo la sconfitta del 2012 patita a vantaggio di Londra. Chicago, bruciata da Saint Louis nell'arcaico 1904, è stata preferita alle californiane San Francisco e Los Angeles dal Comitato olimpico statunitense. Rio si ripresenta dopo la delusione patita per le edizioni n. 28 e 30 dei Giochi. Tokyo, unica tra le candidate già organizzatrice di un'Olimpiade, ha prevalso in sede nazionale sulla potente alternativa avanzata da Fukuoka. A designare la città assegnataria della 31ª edizione dei Giochi concorrono i 106 componenti del CIO, cinque dei quali italiani: Franco Carraro, Ottavio Cinquanta, Manuela Di Centa, Mario Pescante (il cui nome viene dato in corsa per una delle vice-presidenze) e Francesco Ricci Bitti. Scontata la conferma del chirurgo belga Jacques Rogge al vertice dell'organismo. Tra i membri del Comitato, istituito alla Sorbona di Parigi su intuito di Pierre de Coubertin oltre un secolo fa, nel giugno del 1894, c'è di tutto, galantuomini, cariatidi a vita sul libro paga dello sport, dirigenti incriminati per corruzione, principi, granduchi e principesse, alti gradi militari, imprenditori televisivi, agonisti d'un passato recente o più lontano come Valeriy Borzov, Jean Claude Killy, Irena Szewiska, Hicham El Guerrouj. E per sostenere le città, come accade da decenni, si muoveranno capi di Stato e famiglie imperiali, atleti e consulenti d'immagine, operatori della finanza ed esponenti delle potenti multinazionali, tutti avendo nelle tasche etti di bandierine, magliette, penne, spille, cravatte e portachiavi, lontani essendo i tempi in cui a rappresentare la candidatura di Roma per i Giochi del '60, con una pubblicazione in tre lingue tra le mani, si muoveva alla volta di Parigi una sparuta pattuglia formata dal presidente e dal segretario del CONI, Giulio Onesti e Bruno Zauli, con il sindaco Salvatore Rebecchini al fianco. Nei tempi più recenti l'alternanza dei continenti nell'assegnazione della sede ha funzionato a lungo. Ospitati ininterrottamente in Europa dal 1908 al 1936, a partire dall'edizione finlandese del 1952 essa è stata perfettamente rispettata. Ma non è una regola. E quindi Madrid, successiva a Londra 2012, avrebbe in teoria identiche possibilità delle altre candidate. Il meccanismo di voto prevede che ad ogni turno sia eliminata la città che riceve meno consensi. Da quel momento, le carte vengono rimescolate, e qualsiasi alleanza diventa possibile. La designazione è immediata qualora una città sia capace di raggiungere il cinquanta per cento dei voti. Dai ballottaggi sono esclusi i membri del CIO originari di una delle città candidate. Presieduta dalla marocchina Nawal el Moutawakel, l'ostacolista che con la sua affermazione ai Giochi del 1984 firmò la prima medaglia d'oro olimpica africana al femminile, la commissione di valutazione ha redatto un rapporto, in genere di scarsa rilevanza in termini elettorali, da cui per il progetto complessivo escono leggermente avvantaggiate Madrid e Tokyo, la seconda preferita per la sicurezza e per gli alloggi. Delle due capitali sosterranno personalmente e rispettivamente le attese Juan Carlos Zapatero e il primo ministro Hatoyama. A favore di Chicago giocherà sicuramente il ruolo svolto dal presidente Obama, che a Copenaghen metterà in campo se stesso e le seduzioni della moglie Michelle alla testa della squadra che volerà in Europa in rappresentanza della città dell'Illinois. Rio gode della novità: l'Olimpiade per la prima volta in sud America. E il presidente Lula la rappresenterà. A Copenaghen si deciderà anche per l'ammissione nel programma olimpico di golf e rugby a 7 - un'assurdità, avendo ignorato il rugby a 15 - a partire dai Giochi del 2016.