Tramonto rosso, la sinistra scompare
Nel Duemila governavano dieci Paesi su quindici. Soltanto nell'ultimo lustro mentre l'Europa si allargava, la caduta dei socialisti, socialdemocratici e riformisti è stata come la pioggia di stelle nella notte di San Lorenzo. Uno dopo l'altro la sinistra ha cominciato a perdere governi nazionali. Sono otto i Paesi in cui i socialisti erano al governo e sono passati all'opposizione. Il primo fu la Polonia, nel 2005. L'anno dopo toccò a Repubblica Ceca e Svezia, e qui fu una delle più cocenti delusioni della sinistra visto che Stoccolma è stato sempre considerato un modello di governo da importare anche altrove. Ma anche Olof Palme è ormai un ricordo. Ma la parentesi scandinava non era solo un caso della storia. Perché l'anno successivo, e siamo al 2007, sarebbe stato anche il caso della Finlandia. Nel 2008 cade anche l'Italia, dove Prodi aveva vinto appena due anni prima e in Lituania. Quest'anno è già toccato in Bulgaria e ora in Germania. Una batosta dopo l'altra. Gli intellettuali della sinistra si interrogano. Ogni volta spuntano sentenze improbabili, discettano su soluzioni che poi puntualmente naufragano nell'urna. Perché? Le risposte sono molteplici. Quel che è sicuro è che la sinistra in tutta Europa dovrebbe avvantaggiarsi in un periodo di crisi, come sempre accaduto nella storia. Stavolta non è così, gli elettori premiano la destra, le destre europee che danno la sensazione di avere più attinenza con la realtà, di essere più vicine alle questioni concrete, di recepire meglio il desiderio di sicurezza che serpeggia nel Continente. Sicurezza in senso lato, non si tratta di essere solo legalità ma anche bisogno di non sentire regredire la propria condizione. Così appena quattro anni fa i partiti, ovvero all'inizio del 2005, i partiti socialisti erano al governo in posizione dominante ancora in nove stati membri dell'Unione Europea: Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Svezia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. A cui andrebbe aggiunta anche la Bulgaria, a quell'epoca non ancora entrata a fare parte dell'Ue. I partiti di sinistra erano anche presenti come socio minoritario nelle coalizioni al governo in Belgio, Lussemburgo, Finlandia, Cipro ed Estonia. Oggi il quadro si è rovesciato. I socialisti restano al governo in posizione dominante in Regno Unito, e Spagna, gli ultimi due Paesi di un certo rilievo. E poi in Portogallo, Austria, Slovacchia e Slovenia. Sono nella coalizione di governo ma in minoranza in Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Cipro, Estonia, Ungheria e Romania. Ma anche qui il dato va letto. In Inghilterra il cambio di guarda a vantaggio dei Tories ormai viene dato per certo: si voterà l'anno prossimo. E nel 2010 si apriranno le urne di nuovo in Svezia, dove le previsioni per la sinistra sono nere. E anche Zapatero scricchiola. Già senza maggioranza in Parlamento da marzo dopo avere perso l'appoggio dei nazionalisti baschi del Pnv, il premier socialista spagnolo è ora sottoposto al tentativo del Partido Popular di Mariano Rajoy, vincitore del voto europeo con il 42,23% contro il 38,51% al Psoe, di dargli la spallata finale in attesa del voto che ci sarà nel 2012. E quello sarà l'anno in cui si voterà anche in Francia dove i socialisti appaiono a pezzi. Lo slittamento non conosce soste. Perché i socialisti in alcuni casi non sono più neanche la principale forza dell'opposizione. In Polonia i socialisti (ex comunisti) sono la terza forza, proprio come in Irlanda dove i laburisti da sempre è solo il terzo partito più grande. A Cipro è il partito comunista a detenere il posto di principale forza della sinistra. Particolare anche l'Estonia dove i socialdemocratici rappresentano solo il quarto partito più grande (ma partecipano al governo in una coalizione di centrodestra). In Lettonia il Partito socialdemocratico non è neanche più rappresentato in Parlamento. Insomma, avanti così e la sinistra sarà una specie in via estinsione. Roba da Wwf.