«La cassa integrazione in deroga ha evitato licenziamenti di massa»
Dagiugno è in atto una riduzione delle ore di cassa integrazione e solo il 70% delle ore autorizzato è stato effettivamente utilizzato» spiega a Il Tempo, Giuliano Cazzola, deputato del PdL e vice presidente della Commissione Lavoro Eppure gli scettici sono sempre in prima linea? L'avvio della ripresa economica indurrà le aziende a dimensionare gli organici in relazione agli andamenti della produzione e alle quote di mercato. Di qui a preconizzare un 9,5% di disoccupati come fa la presidente Marcegaglia ce ne corre. Per adesso siamo ancora sotto di due punti da quella soglia. La linea seguita dal governo sta dando i risultati sperati? Sì. Il sistema di protezione sociale ha tenuto, pur con tutti i suoi difetti. E con la cassa integrazione in deroga il Governo ha consentito che le imprese non assumessero decisioni dettate dallo shock dei primi mesi dell'anno sul terreno dell'occupazione. Qual è stata la chiave vincente? Se fosse passata la linea della sinistra che tendeva a concentrare sulla disoccupazione almeno 5 miliardi di euro il segnale dato alle imprese sarebbe stato devastante: licenziate! E invece? Il Governo si è preoccupato di conservare il più a lungo possibile il rapporto di lavoro attraverso la cassa integrazione. Con il massiccio finanziamento della Cig in deroga, da parte dello Stato e delle Regioni, abbiamo mandato un chiaro messaggio alle imprese: "Non licenziate, prendete tempo; intanto ci sarà la cig per tutti. Anche per quei settori che ne sono esclusi". La cassa integrazione però è esplosa. Questo ha anche un risvolto quantitativo: si è allargata la platea degli aventi diritto a tutto il lavoro dipendente. Per la prima volta è stata prevista anche un'indennità di reinserimento per i collaboratori, sia pure una tantum. Anche se la misura è fallita. C'è qualche cosa che è mancato? No. Con noi nessuno è rimasto solo, come avevamo promesso. Ma non pensiamo a un Paese in cassa integrazione. Il lavoro si difende con il lavoro, facendo cioè «girare le macchine» nelle aziende. Di cose già ne abbiamo fatte molte Quali? L'elenco è lungo: la detassazione della voci retributive legate alla produttività che si coniuga con la riforma della struttura contrattuale. il rinnovamento della politica industriale ed energetica; il sostegno dei settori industriali in crisi a partire dall'auto e dal suo indotto; le misure a protezione della famiglie e dei ceti più disagiati Nel futuro? Presto il Governo porterà alle Camere lo Statuto dei lavoratori e inizierà al Senato l'esame della nuova disciplina dello sciopero nei pubblici servizi. Con le parti sociali è aperto un confronto sulla partecipazione dei lavoratori agli utili. Fil.Cal.