Immigrazione, La Russa apre a Fini "Serve una riforma sulla cittadinanza"
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è d'accordo con Gianfranco Fini sulla necessità di una riforma del percorso per ottenere la cittadinanza italiana da parte dei figli di immigrati nati in Italia e che hanno già compiuto un ciclo di studi nel nostro paese. "Condivido la necessità di discutere una riforma della cittadinanza, dobbiamo discuterne per prima cosa all'interno del partito per poi proporre qualcosa di innovativo" ha dichiarato La Russa a margine della Festa del Pdl. In particolare, secondo il ministro della Difesa, è necessario pensare a "un percorso agevolatissimo per chi è nato qui e ha già fatto un ciclo di studi nelle scuole italiane per intenderci la generazione dei Balotelli". Da evitare invece "le posizioni più estreme anche all'interno del partito" riferendosi alla proposta dell'esponente azzurro, Fabio Granata, che ha proposto insieme al collega del Pd, Andrea Sarubbi, di dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza da 10 a 5 anni. La Lega invece dice no, senza mezzi termini. "La Lega vuole mantenere fermo l'impegno preso con gli elettori e quindi diciamo no a percorsi bervi per la cittadinanza". Raffaele Volpi, deputato della Lega Nord e componente del Comitato ristretto sulla cittadinanza della Commissione Affari Costituzionali della Camera, lo dice con determinazione e aggiunge: «sembra strano che qualcuno dica di non trovare motivazioni serie ed argomentate che sostengono questo nostra posizione perchè basterebbe legge gli atti della Commissione Affari Costituzionali della Camera per trovare un dibattito serio e documentato». I temi oggi, prosegue l'esponente del Carroccio, «dovrebbero essere altri in particolare per chi dovrebbe difendere istituzionalmente il ruolo del Parlamento e le leggi votate dalle Camere che qualcuno vorrebbe interpretare». «Sulla necessità di applicare la legge in materia di immigrazione ha ragione il Ministro Maroni ed è giusto che prima di pensare alla cittadinanza facile si pensi ad utilizzare l'utorevolezza dei ruoli per fare applicare le leggi che abbiamo votato in Parlamento», conclude Volpi.