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«La sua è un'opposizione che non serve al Paese»

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Èstato coautore, con Marco Travaglio, di «L'odore dei soldi». Libro che indaga sull'origine della ricchezza di Silvio Berlusconi e che, nel 2001, scatenò furiose polemiche per essere stato presentato nel corso del programma Satyricon di Daniele Luttazzi. Ma soprattutto Elio Veltri, oggi direttore del periodico online democrazialegalita.it, è stato per anni uno degli uomini di punta dell'Idv che lasciò, deluso, anni fa. «Se c'è un rammarico che ho - racconta - è quello di aver fallito. Avevo scelto Di Pietro, e ho capito poi perché lui mi aveva scelto, perché volevo cambiare questo Paese. Invece le cose vanno sempre peggio e l'Idv non è certo il partito che sognavo io». Perché Di Pietro aveva scelto proprio lei? «Perché aveva bisogno di una persona non attaccabile e che non fosse stata toccata da procedimenti giudiziari, né potesse essere sfiorata da illazioni». Oggi si direbbe che fu una «scelta mediatica». «No, a quel tempo non era così. Il meccanismo mediatico è arrivato dopo». Sta dicendo che l'opposizione dell'Idv è solo televisiva? «È un'opposizione senza contenuti. Tipicamente da televisione usa e getta. Non a caso credo che Di Pietro abbia il record di presenze sulle reti pubbliche e private, ma questo non serve al Paese». E cosa servirebbe? «Lunedì presenterò alla Camera un libro dal titolo "Mafia pulita". Si parla dell'economia illegale e criminale che rappresenta un quarto del Pil. Ebbene questa dovrebbe essere una bandiera dell'Idv, invece non ne parla». Ma come? La legalità non è una bandiera di Di Pietro? E Sonia Alfano? E De Magistris? «Micromega ha fatto un check-up regione per regione dell'Idv mostrando che, nonostante queste personalità su cui non c'è niente da dire, sul territorio è arrivato di tutto e di più. E di peggio. In fondo cosa ci si può aspettare da un partito famigliare dove il presidente e il tesoriere restano in carica a vita». Però questo partito cresce e porta via voti al Pd. «È naturale. Il Pd non ha un progetto e ha permesso all'Idv di sopravvivere. L'opposizione di Di Pietro danneggia soprattutto i Democratici. Perché pensa che le tv di Berlusconi non parlino mai delle inchieste del Giornale su l'Italia dei valori? Un campagna televisiva è in grado di liquidare un politico in una settimana. Ma Berlusconi vuole indebolire il Pd, non gli conviene distruggere Di Pietro». Cosa pensa succederà in vista delle Regionali? Di Pietro punta a candidature pesanti? «Di Pietro farà sicuramente le sue richiesta e molto dipende da cosa deciderà di fare il Pd. Se vuole costruire una forza democratica e riformatrice o se vuole cedere a un antiberlusconismo senza contenuti. Mi sembra difficile che rinuncino all'alleanza, ma molto dipende dalle garanzie che chiederanno all'Idv». Ma l'Idv ha uomini in grado di guidare una Regione? «No. Dovrebbero ricorrere a qualcuno che si candidi facendo finta di non vedere cosa accade nel partito. Le amministrative non sono le europee». Quindi l'Italia dei Valori andrà male? «Alle europee bastava il "voto contro", tant'è che la campagna elettorale dell'Idv non ha certo affrontato le strategie per governare l'Ue. Gli enti locali, invece, devono essere governati e fino a oggi l'Idv non l'ha mai fatto. Dov'è un sindaco, un presidente di Provincia che si sono distinti per il loro buon governo? Eppure hanno una discreta presenza. Hanno fatto, come diceva Nenni, il "partito degli assessori". Una forma di potere antico come il mondo. Quindi credo non andranno bene come alle europee, ma certo, se il Pd gli offre i voti su un vassoio...» Nic. Imb.

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