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Di Pietro è "l'assassino" del Pd

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Antonio di Pietro

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È come una goccia cinese. Inesorabile cade nello stesso punto. E scava. Antonio Di Pietro sta uccidendo il Pd con chirurgica precisione. Poco importa che i Democratici stiano cercando di correre ai ripari con un nuovo segretario, Tonino è un caterpillar che travolge chiunque si trovi sulla sua strada. E se Napolitano lo invita a non usare il Parlamento europeo per discutere polemiche italiane, lui se la prende con Camera e Senato accusandoli di comportamento «mafioso» sullo scudo fiscale. Dopotutto è da quando Walter Veltroni decise di «salvarlo» da una prematura scomparsa alle elezioni politiche del 2008 (difficilmente, senza quell'alleanza, l'ex pm avrebbe superato l'asticella del 4%), che Di Pietro fagocita tutto. In particolare i suoi compagni di viaggio. Basterebbe prendere i dati delle ultime europee: Pd in calo di 7 punti e Idv in salita di 4. E i sondaggi recenti confermano l'andamento. Democratici in discesa libera, Idv in salita. E se si va avanti così è abbastanza probabile che, in vista delle Regionale del 2010, Tonino decida di presentare il conto. L'obiettivo lo ha indicato lui stesso invocando un deciso cambio di passo in Puglia, Campania e Calabria: un candidato presidente. Bisogna solo capire quale Regione sarà disposto a cedergli il Pd. Anche se i bookmakers scommettono sulla Calabria.   In attesa di conoscere il «prezzo» che i Democratici dovranno pagare all'ex pm, lui cerca di consolidare il suo elettorato e, soprattutto, di riportare alle urne tutti quelli che non sopportano Silvio Berlusconi e che, fino ad oggi, hanno preferito l'astensione. Quale strategia migliore quindi, che urlare contro il mondo intero, richiamare il pericolo di una deriva criminale, agitare lo spettro di un fascismo di ritorno. Il tutto facendosi sostenere nella battaglia dall'artiglieria pesante dei vari Santoro e Travaglio. Così, nel giorno in cui il Capo dello Stato Giorgio Napolitano invita le forze politiche a non utilizzare l'europarlamento come cassa di risonanza delle polemiche italiane (l'Idv ha proposto e ottenuto che Strasburgo dibatta, tra il 7 e l'8 ottobre, della libertà di stampa nel nostro Paese), Di Pietro cambia velocemente obiettivo e torna tra le mura domestiche. Oggetto della discussione: il testo sullo scudo fiscale che Palazzo Madama ha già approvato e che la Camera dovrebbe votare nei prossimi giorni. «È un provvedimento criminale di un Parlamento mafioso - attacca l'ex pm - che si accinge a varare lo scudo fiscale non per fare l'interesse degli italiani ma per garantire a un gruppo di criminali, falsificatori di bilanci, evasori fiscali, di farla franca. Ancora una volta il nostro Paese è in mano a un gruppo di persone massone, piduiste, criminali e mafiose che fanno gli interessi propri ai danni del Paese». L'imbarazzo con cui il Pd bacchetta l'alleato è evidente. «Una cosa è l'opposizione dura e sacrosanta che abbiamo fatto in Aula, assieme ai parlamentari dell'Idv contro un provvedimento grave e pericoloso come lo scudo fiscale - sottolineano i capigruppo democratici Anna Finocchiaro e Antonello Soro -, tutt'altra cosa è usare parole che sono un attacco indiscriminato alle istituzioni parlamentari. È un errore grave proprio perché le Camere sono il cuore della democrazia e vanno difese, specialmente nelle fasi più difficili come quella che stiamo vivendo». Che tradotto vuole dire: contenuto condivisibile, ma sulla forma si può fare meglio. Insomma, ormai è Tonino a dettare l'agenda dell'opposizione tanto che qualche ora dopo, davanti alle dichiarazioni di Gianfranco Fini e Renato Schifani, rincara la dose: «Non ci facciamo intimidire da queste minacce che respingiamo al mittente e invitiamo i cittadini a ribellarsi a questo perbenismo di facciata che nasconde provvedimenti iniqui che di fatto favoriscono la criminalità anche quella organizzata e mafiosa». I presidenti delle Camere «spieghino piuttosto ai cittadini, magari a reti unificate o con una nota congiunta come hanno fatto ora per criticare la nostra posizione, le ragioni per cui si è dato vita a questo mostruoso provvedimento dello scudo fiscale». E ancora: «Come al solito la casta degli intoccabili fa quadrato quando viene presa con le mani nel sacco. Infatti, invece di interrogarsi sugli effetti devastanti di certi provvedimenti, se la prende con chi denuncia questi comportamenti». Dal Pd un eloquente silenzio.

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