Partiti fantasma ricchi a spese nostre
Non ci sono più. Almeno in Parlamento. Ma continuiamo a pagarli. Ogni anno. E mica spiccioli. Quasi venti milioni di euro pubblici quest’anno verranno versati nelle casse di formazioni politiche che sono sparite da Camera e Senato e finanche dal Parlamento europeo. Sono i rimborsi elettorali (ora si chiamano così, ma è il vecchio finanziamento pubblico ai partiti) soldi che provengono dal ministero dell’Economia e vengono poi ripartiti da Camera e Senato in base ai risultati ottenuti dalle urne. E che vengono stanziati per le formazioni bocciate dagli italiani perché ancora sono in vigore le assegnazioni di vecchie tornate elettorali: 18,970 milioni arrivano a simboli che sembrano archeologia di un'altra «era» politica. E si tratta di una somma che è stata anche ridotta per effetto dei tagli alla spesa decisi dalla Finanziaria Rifondazione. È il partito che fa praticamente manbassa dei rimborsi, visto che incassa quasi la metà della quota, circa 8,2 milioni. In particolare nelle tasche dell'organizzazione di Paolo Ferrero affluiscono ancora poco più di due milioni delle Regionali 2005, più di sei per le Politiche dell'anno successivo, e altri spiccioli per varie tornate elettorali locali nel biennio successivo come le Regionali in Abruzzo, in Molise, in Sardegna. Pdci. Poco più di due milioni sono invece quelli destinati alla formazione di Oliviero Diliberto.Che infatti incassa poco meno di un milione per le Regionali di quattro anni e mezzo fa e poco più di un milione per le elezioni alla Camera 2006. Verdi. Cifra analoga anche per il movimento guidato fino all'anno scorso da Alfonso Pecoraro Scanio e al cui timone oggi c'è Grazia Francescato. Anche per gli ambientalisti arrivano quasi due milioni per le due tornate per le quali incassa anche il partito dei Comunisti Italiani. Poca roba invece arriva per le recenti elezioni locali. Arcobaleno. Rifondazione, Pdci e Verdi, ai quali si aggiunge anche la Sinistra democratica di Fabio Mussi, si ripartiscono anche i quasi 1,7 milioni delle più recenti votazioni. Le quattro formazioni infatti si sono presentate sotto il simbolo unitario di Sinistra-Arcobaleno alle politiche dello scorso anno (1,386 milioni per il voto alla Camera e 228 mila euro per quello al Senato) a cui vanno aggiunti altri 80 mila euro come rimborsi per le Regionali in Italia centrale e per quelli in Friuli Venezia Giulia. Udeur. Anche il partito di Clemente Mastella continua ad avere una ragguardevole somma che si avvicina ai due milioni: 1,857 milioni per la precisione. In particolare il partito riceve ancora soldi per le Regionali (908 mila euro) e per le Politiche del 2006 (624 mila euro per il voto alla alla Camera e 324 mila per il Senato). Rosa nel Pugno. Ai Radicali, che però tre anni e mezzo fa si presentarono con liste unitarie assieme ai socialisti, viene erogato poco più di un milione di euro. Praticamente nulla, invece, per le elezioni nelle regioni. Socialisti. Asticella poco sopra il milione di euro. Oltre 600 mila arrivano dalle Regionali 2005 (in quel caso il partito si presentò ancora con il logo dello Sdi), altri 433 mila dai rimborsi derivanti per la competizione per Montecitorio dell'anno scorso, stavolta con le insegne del Partito socialista. Quasi 19 mila euro invece sono per le amministrative. Non va confuso invece con il Nuovo Psi che incassa ancora quasi 300 mila euro solo per le elezioni del 3 aprile 2005 che scelsero i nuovi governatori. Destra. Per Storace poco più un milione di euro quest'anno. Ma il suo nome torna anche come Lista Storace quando si presentò quale presidente della Regione Lazio per la riconferma. D'Addario. Nella lista per le scorse Regionali c'è una pioggia di mance a vario titolo per liste e listarelle. Per esempio «Gente per la Liguria», una civica a sostegno di Burlando, prende 56 mila euro, quasi 100 mila per «Insieme per Bresso» nata in appoggio del governatore del Piemonte. Poca roba rispetto ai 279 mila euro della lista civica Piero Marrazzo o i 282mila per la «Puglia prima di tutto», la lista che venne varata per Raffaele Fitto. Piccola curiosità: lo stesso simbolo è stato riesumato per le Comunali di Bari, in lista venne inserita anche Patrizia D'Addario, la escort che frequentava Palazzo Grazioli.