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D'Alema sogna un Partito democratico come la Dc

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Unpartito che sappia mettere alla prova innanzitutto i giovani, facendoli crescere e sia in grado di formare la nuova classe dirigente». È Massimo D'Alema a parlare, intervenendo a Buonconvento, in provincia di Siena, ad un dibattito organizzato dal Comune sul tema "Ribelli di oggi e di ieri: c'è ancora voglia di cambiare il mondo?». Intervistato da Stefano Bisi, direttore del "Corriere di Siena", che gli ha chiesto che cosa avesse in comune Paola Binetti, anche lei parlamentare del Pd, l'ex premier ha risposto: «Apparentemente molto poco per quanto riguarda le convinzioni morali e religiose, ma concretamente ad esempio molto in comune quando si tratta del valore della famiglia, cosa per me molto importante. Per il resto abbiamo punti seri di divergenza». D'Alema ha infatti precisato: «Io credo nella laicità della politica, un convincimento che non deriva dalla tradizione comunista ma da quella democristiana. Non si può pretendere di imporre i propri valori con la forza delle leggi». A tal proposito, l'ex presidente del Consiglio, ha ricordato due grandi lezioni di protagonisti di primo piano della storia della Democrazia cristiana: Alcide De Gasperi e Aldo Moro. Quanto a De Gasperi, D'Alema ha ricordato quando l'allora presidente del Consiglio rispose di no a Papa Pio XII che avrebbe visto di buon occhio alle elezioni comunali di Roma un'alleanza con i fascisti per contrastare una lista socialcomunista. Poi ha citato il discorso di Moro al Consiglio nazionale della Dc che, nel 1974, all'indomani della sconfitta sul referendum sul divorzio, affermò in sintesi: "Lo spirito del tempo ci invita a testimoniare con la forza dell'esempio piuttosto che con la forza delle leggi". D'Alema ha infine sottolineato come oggi invece ci sia una classe dirigente al governo che testimoni il contrario nella propria vita privata quei valori che invece professa a parole, «sperando probabilmente poi di farsi perdonare i propri peccati dalla Chiesa». Dopodichè arriva l'affondo al governo. «La guida politica del paese è inadeguata. Non è vero che l'opinione pubblica italiana sta con lui». La verità è «che il nostro paese è profondamente diviso: alle ultime elezioni politiche un terzo degli italiani non ha votato - ha spiegato l'ex premier - e i due terzi che hanno votato si sono divisi: il 45% con il partito che è al governo, il 55% con le forze politiche sono all'opposizione». Facendo riferimento al dibattito congressuale in corso nel Pd, D'Alema, ha osservato: «A mio parere sta venendo fuori un nucleo riformista che io spero alla fine abbia la forza, il consenso dei nostri iscritti e dei nostri elettori, i quali, tra l'altro, hanno sempre scelto la strada giusta». «Il popolo, almeno quella parte di popolo che ha una formazione politica, ha sempre dimostrato di avere una saggezza profonda e secondo me - ha osservato il presidente della Fondazione ItalianiEuropei - si sta orientando nella direzione giusta e da qui alla fine di novembre arriveremo al termine di questo tormentone, avendo la forza politica necessaria per governare il paese. E allora le cose andranno meglio per tutti».

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