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Berlusconi vola a New York E Fini lo punzecchia da Roma

Fini

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Ci risiamo. Riecco le stilettate, le battutine. I rapporti interni al Pdl restano tesi. Anzi, potrebbero essere fotografati da un'espressione tanto in voga nel conflitto serbo-bosniaco di un quindicennio fa: calma apparente. Se fossimo in una telecronaca sportiva, si potrebbe dire che i due pugili sono tornati ai rispettivi angoli e si guardano a distanza. Ma forse meglio restare nella terminologia marziale, fa certamente più effetto anche se il clima non è così drammatico. Ebbene, lo studio delle linee nemiche ieri ha portato gli uomini di Berlusconi a scovare un articolo del Secolo d'Italia, il giornale di An, che ha rischiato di riaccendere gli animi. Al punto che è stato prontamente inviato a New York e consegnato prontamente a Berlusconi che si trovava lì per partecipare e intervenire all'assemblea generale dell'Onu. Qual era il pomo della discordia? Anzitutto non era un articolo non firmato, che nel protocollo ufficioso è di solito materia vergata direttamente da Fini o comunque dettata dalla sua mente. E non era nemmeno firmata Flavia Perina, il direttore molto in sintonia con il presidente. Ma non per questo a Palazzo Chigi hanno sottovalutato. Il commento, firmato Agostino Carrino, sostiene una tesi piuttosto provocatoria: «Fini e Berlusconi rappresentano due modi diversi di considerare e fare politica, ma soprattutto di immaginare il rapporto tra la politica e la società; per quanto paradossale ciò possa sembrare, il "professionista della politica", in questo caso, è Berlusconi, non Fini, nella misura in cui quest'ultimo si pone come progetto quello di organizzare la società a partire dalla società, mentre Berlusconi immagina, in qualche modo, di poter risolvere i problemi con la sua, pure indubbia, fantasia e capacità di imprenditore e di organizzatore, quindi "dall'alto"». Ora, dare a Berlusconi del "professionista della politica" è come scrivere che Fini notoriamente va a puttane. Nel senso che il Cavaliere ha sempre usato quell'espressione come un insulto, scagliandolo di volta in volta contro gli avversari politici. Spesso specificando che si riferiva ad esponenti della sinistra. Altre volte, nei momenti di maggiore attrito con gli altri esponenti del centrodestra, senza aggiungree altri aggettivi: e tutti hanno compreso che si riferiva a Pier Ferdinando Casini e a Gianfranco Fini. Da Roma a Palermo arriva un altro scoppio di mortaio. I parlamentari siciliani del Pdl Fabio Granata, Dore Misuraca, Pippo Scalia, Carmelo Briguglio e Nino Lo Presti (che fanno tutti direttamente riferimento a Fini) hanno ufficialmente avviato il nuovo progetto politico che porterà alla creazione del Pdl Sicilia. Il primo passo istituzionale e politico sarà la comunicazione, nei prossimi giorni, alla presidenza dell'Assemblea siciliana, della formazione del nuovo gruppo parlamentare che conta di raccogliere anche l'adesione dei deputati regionali vicini alle posizioni del sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianfranco Micciché. Il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa non la prende bene: «Per fortuna si tratta solo di un annuncio e di solito non a tutti gli annunci seguono fatti. Sarebbe una cosa poco responsabile, bisogna lavorare per unire e non per dividere». «Sarebbe anche del tutto inutile e dannoso», gli fa eco Enrico La Loggia, vicepresidente dei deputati del Pdl. Replica Carmelo Briguglio, anche lui vicepresidente dei deputati: «Mi meraviglio di certe meraviglie. Se Pdl-Sicilia nascerà sarà perchè il Pdl nazionale non ce la farà a superare l'anomalia politica e statutaria, unica in tutta Italia, di due co-coordinatori regionali che peraltro, quando straparlano non registrano nessuna indignazione, nessun richiamo all'ordine da parte di chi aveva il dovere di farlo».

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