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La soluzione di Mikhail, programma in piazza

Calabrò

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Al punto in cui è la situazione, Santoro e Travaglio potrebbero davvero infischiarsene, domani sera, di andare in onda con la prima puntata di "AnnoZero". Anche se sullo schermo comparissero le pecore dell'Intervallo o il vecchio monoscopio, il messaggio che premeva loro è già passato, con una risonanza mediatica ben più ampia di quella di una singola apparizione in tv. Hanno realizzato un capolavoro: con Mikhail già a vestire per l'ennesima volta i panni del martire davanti all'Inquisizione Rai, e Mr.Verità a fingere sorpresa, desolazione, sconcerto per non potersi materializzare in video come accade, a suo dire, a "Vallanzasca, o ai canari e gli assassini". Nel frattempo, il bailamme attorno al contratto di editorialista nel programma di Raidue gli ha fruttato un'enorme pubblicità per il lancio del suo quotidiano, "Il Fatto", in edicola da oggi. La responsabilità di tutto questo chiasso, naturalmente, non è sua, ma di quella degenerazione delle regole del confronto televisivo che non obbligano - concretamente - al diritto di replica in diretta. E se Travaglio si esprime senza contraddittorio e accusa di essere mafioso Tizio o Caio, chi ci rimette è Viale Mazzini, come sottolineato dall'AgCom. La maximulta in caso di «nuova violazione dei diritti della persona» è davvero fino a 90 milioni (il tre per cento del fatturato dell'azienda), mica quella manciata di decine di migliaia di euro già comminata in passato (e contestata per ricorso dalla Rai) alle varie trasmissioni che hanno aperto il microfono a Travaglio, e non solo a lui. Ricorda esplicitamente il direttore di Raidue Massimo Liofredi: «Quei 90 milioni andrebbero a carico della rete, che non potrebbe poi produrre più nulla. Quanto a Santoro, gli è sempre stato garantito il massimo, a livello di produzione, su standard ben più elevati del consueto». Comprensibile che, di fronte all'eventualità di una sanzione colossale (per il futuro, e non per il pregresso), il direttore generale della tv pubblica, Masi, abbia deciso di chiedere lumi al presidente dell'AgCom Calabrò sulla delibera del 21 gennaio scorso, con la quale l'Autorità diffidava la Rai dal «reiterare la violazione degli obblighi del servizio pubblico». Solo oggi, dopo il loro faccia a faccia, potrà essere presa una decisione definitiva sul caso Travaglio. Anche il presidente Garimberti si siede sulla sponda del fiume e aspetta: «Vediamo come andrà a finire questa storia, per il momento non mi pronuncio». Ma l'aria che tira è grigia, mentre l'opposizione decifra l'incaglio sulla possibile supermulta come un astuto escamotage dei vertici Rai per mettere il bagaglio a un ingovernabile commentatore. Tanto che Mikhail sta pensando a più soluzioni per mettere comunque il suo collaboratore al centro della puntata d'esordio, dedicata ai "Farabutti" (come da accezione berlusconiana). Travaglio ci sarà, in un modo o nell'altro: o al telefono, o - forzando la mano - ospite in studio. In caso di assenza totale, sarà continuamente evocato come nume tutelare della Verità negata. C'è poi un'ipotesi estrema: quella di confezionare "AnnoZero" non davanti alle telecamere, ma en plein air. Come suggerisce il portavoce di Articolo 21 Giuseppe Giulietti, Santoro potrebbe presentare la versione "live" del suo programma da Piazza San Giovanni: dove, ricorderà qualcuno, a milioni parteciparono al funerale di Berlinguer. Quanto a Masi, per lui questo sarà un mercoledì di passione: prima dell'appuntamento con Calabrò c'è quello con la Vigilanza. Dove si discuterà anche delle rinviatissime nomine al Tg3 e a RaiTre, con il sospetto che davvero si trovi la quadra solo tra un mese, dopo il congresso del Pd. I consiglieri Rai in quota sinistra, Van Straten e Rizzo Nervo, manovrano per la conferma degli attuali direttori, Di Bella e Ruffini. Ma se per la rete la partita è ridotta sostanzialmente a un derby con Minoli, per il telegiornale la rosa degli aspiranti timonieri è ancora formata dallo stesso Di Bella (con una condirezione solida, e si fa il nome di Onofrio Dispenza), da Bianca Berlinguer (investitura che non spiacerebbe al Quirinale, e certamente sarebbe gradita ai colonnelli della redazione, con a compendio il ritorno in sede di Giovanna Botteri, ora a New York) o il solito Mentana (scelta avallata dallo stesso Berlusconi, ma l'intoppo è sul compenso). Nessuno ha pensato all'uovo di Colombo: se a Santoro si rompe in mano il giocattolo di "AnnoZero", perché non proporlo per la direzione del Tg3, dal quale peraltro proviene? Ma provate a parlarne ai vecchi duri e puri di Telekabul: in pochi sarebbero lieti, di essere governati da Mikhail il fustigatore.

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