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Il cappellano: «Questi parà, eroi anche nella fede»

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Iparacadutisti della Folgore sono spesso dipinti come Rambo. Troppo decisi nello svolgimento del loro lavoro. Qualcun altro ha persino sottolineato che se la Folgore veniva presa di mira dai talebani era solo colpa di quel «basco amaranto» e del loro modo di essere. Falsità. «Sì, è vero sono soldati massicci molto convinti del loro lavoro. Molto fieri di essere paracadutisti. Ma sono uomini con un'umanità fuori dal comune e soprattutto con una fede partecipata difficile da cogliere tra i civili». A parlare è don Salvatore Nicotra, capellano militare del presidio di Civitavecchia e ora distaccato a camp Invicta a Kabul. È stato lui per primo a benedire quei corpi martoriati dall'esplosione. Lui, con la sua tonaca bianca e la stola viola, a riaccompagnarli a casa in quel lungo viaggio dall'Afghanistan all'Italia. Lui, don Salvatore, ad accoglierli sul sagrato della Basilica di San Paolo per i funerali solenni. «Sono eroi per come hanno vissuto - spiega don Salvatore - Sempre pronti, disponibili ad aiutare il prossimo. Un collega come un afghano». Affiorano ricordi che parlano di uomini in preghiera, che seguono le liturgie. «Giandomenico Pistonami lo trovavo spesso nella chiesa della base - ricorda il cappellano militare - Mi chiedva un santino, Una fede semplice, la sua, vissuta in privato. Era in chiesa di primo mattino». E il tenente Antonio Fortunato sempre pronto a mettersi a disposizione con tutti. «Voleva sempre essere lui ad accompagnarmi quando dovevo recarmi in altre basi per dire messa - racconta don Nicotra - Pochi giorni fa eravamo andati insieme all'aeroporto su quella strada dove sono morti. C'era lui e c'era Davide Ricchiuto. Lui aveva sempre la battutina pronta. Mi prendeva in giro, lui, che era stato in seminario. Ma era un vero messaggero di pace». Non dobbiamo farci ingannare da questi paracadutisti, muscoli e tanto cuore - ribadisce il cappellano - Hanno tanta fede. E la esprimono con forza. La cultura della pace e della solidarietà che viene dal Vangelo ha in loro i veri annunciatori. Sono uomini dai grandi valori spirituali e cristiani. Esempio di senso del dovere. L'amore per la patria ma anche un forte senso di giustizia e di pace. Non stanno in Afghanistan per fare la guerra ma per portare aiuto. Al di là di ogni retorica. È la loro vita quotidiana che lo dimostra. Laggiù a Kabul - conclude don Nicotra - In ogni atto. Hanno la voglia di vivere, di amare. E amano soprattutto il prossimo». E il sacrificio della vita è l'amore più grande.

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