"Bossi sbaglia, l'Italia non è razzista"

Avanti così. Il ministro della Politiche Europee Andrea Ronchi non ha nessuna voglia di sentir parlare della nuova ondata di polemiche sul tema dell'immigrazione. «L'Italia - spiega - è un Paese solidale. Non siamo né razzisti, né xenofobi». Qualcuno, però, non la pensa così. «Da tempo l'Europa parla della necessità di condividere gli oneri delle politiche di immigrazione e asilo. Noi siamo stati lasciati soli ad affrontare l'emergenza, ma abbiamo sempre fatto la nostra parte in condivisione con l'Ue attuando una politica che mette al centro la persona e si basa sul principio della solidarietà, della legalità, ma soprattutto dell'integrazione». E i respingimenti? «Nel 2009 abbiamo concesso il diritto di asilo a 5.277 richiedenti contro i 4.431 dello scorso anno. Siamo il quarto Paese al mondo. Inoltre siamo il secondo contribuente netto per quanto riguarda le politiche europee dell'immigrazione. Credo che, visto il nostro sforzo economico, meritiamo un po' di attenzione». Sta dicendo che l'Europa continua a ignorare le nostre richieste? «Ormai è chiaro che l'Europa deve occuparsi di questo problema in maniera collegiale. Per far questo, però, occorre superare le indifferenze e gli egoismi di alcuni Stati. Occorre capire che il problema non è di uno solo, ma di tutti». In che modo? «Il presidente Berlusconi ha fatto bene a ribadire la richiesta di un'agenzia che si occupi del diritto di asilo. Così come sono d'accordo con il ministro dell'immigrazione francese Eric Besson quando dice che ciò che succede in Italia riguarda tutta l'Europa e che o prendiamo le misure necessarie, o è meglio smettere di parlare di questi temi. Dobbiamo realizzare al più presto un organismo che regoli la materia dell'asilo in cooperazione con tutti gli Stati della Ue. Un'idea su cui noi siamo stati battistrada». Non è che l'immagine di un'Italia xenofoba è legata alle dichiarazioni di alcuni esponenti del governo? «Il problema è la malafede della sinistra che conosce perfettamente i dati, ma continua a speculare. Noi come Pdl e come governo abbiamo sempre portato avanti una politica di immigrazione basata sulla solidarietà e sul rispetto della legalità. Ma soprattutto sull'integrazione che non significa solo recitare 10 articoli della Costituzione a memoria. Casi come quello di Saana mostrano che bisogna fare di più. Per noi la persona viene prima di tutto. L'Italia è un Paese solidale e lo dimostra quanto abbiamo fatto in mare in questi anni: abbiamo salvato centinaia di clandestini». Ok, ma a sentire Bossi... «Il governo sta portando avanti una politica che è frutto di un accordo programmatico. Certe uscite non ci piacciono perché sono dannose. Certi toni sono sbagliati. L'ho detto anche per quanto riguarda l'Afghanistan: non si può parlare di ritiro. Ciò che ha detto Bossi è un errore». Quindi aveva ragione Fini quanto bacchettava il Carroccio? «Fini è in sintonia con il pensiero più profondo degli italiani che non sono certo razzisti. Gli immigrati sono una risorsa di questo Paese. Noi vogliamo l'integrazione, ma il fenomeno va guidato. Fini ha posto il problema del futuro. E io sono convinto che la politica oltre che guidare il presente debba ipotizzare il futuro». Crede che, dopo l'incontro di lunedì, Fini sia tornato in sintonia anche con Berlusconi? «Dopo lunedì il Pdl riparte con più forza. Dopotutto lo hanno creato insieme e quindi si decide insieme». Intanto, da Milano, arriva la notizia di una nuova inchiesta che coinvolgerebbe il premier? «In questo anno e mezzo come governo abbiamo fatto grandi cose. Io credo che dovremmo avere il coraggio di parlare di più delle cose fatte». L'opposizione sembra di tutt'altro avviso. «L'opposizione ha un problema di identità, è senza idee. Per questo attacca qualsiasi cosa facciamo».