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Un «Lodo Alfano» per Vendola

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MicheleDe Feudis BARI Nella sua stanza, al primo piano della Palazzo di Città, presto potrebbe aggiungere sulla scrivania la foto del ministro Angelino Alfano accanto a quelle di Totò, di Papa Wojtila e del senatore fascista Araldo di Crollalanza (un omaggio a suo padre, simpatizzante missino). Il sindaco di Bari e segretario regionale del Partito Democratico Michele Emiliano sembra prendere le distanze dall'ala giustizialista della sua coalizione e invoca «l'immunità politica» per Nichi Vendola anche in caso di una possibile scossa giudiziaria. Abituato a prese di posizione controcorrente, dopo aver elogiato pubblicamente Berlusconi in pieno Noemi-gate e dopo aver chiesto arditamente il voto per sé alle amministrative e per Silvio alle europee («Il premier non ce lo tocca nessuno»), stavolta l'Hulk Hogan della sinistra pugliese non le manda a dire. Prevedendo ulteriori smottamenti a seguito delle inchieste della Procura, ha prima lanciato un messaggio cifrato al nemico giurato Massimo D'Alema («Anche dopo Hiroshima noi saremo qui. E se le tre figure più rappresentative della Puglia, D'Alema, Vendola e io, non trovano la quadratura, per il centrosinistra sarà un disastro»). Poi replicando ad un quesito spigoloso (formula ipotetica dell'irrealtà?) — «se dovessero scattare provvedimenti contro esponenti della sua passata giunta come l'ex assessore alla Sanità Tedesco, o l'ex vicepresidente Frisullo?» — ha fatto sfoggio di un sorprendente garantismo, orientato nei confronti del governatore: «Vendola li ha già sostituiti. Ma capisco la domanda e vado oltre. Io non potrei mai credere che Vendola ha fatto qualcosa di male. Ma dico che anche se per motivi tecnici dovesse arrivargli un avviso di garanzia non deve dimettersi». Ecco fatto: Nichi come Silvio. Evviva il Lodo Alfano.

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