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In politica ciò che è reale di solito non è mai razionale.

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«Inattesa che diventi presidente della Repubblica», auspicio berlusconiano che già trova prontissimo il suo guardaroba di sartoria raffinata e sobria, Letta continua a smussare angoli, raddrizzare curve, quadrare cerchi, metter a orchestra bande di solisti narcisisti, chiamare e mediare, tesser tele e ricucire strappi, «evitare lo sprezzo e l'odio» come ha detto tempo fa scovando una citazione conciliante del Machiavelli. A lui, si sa, sono intestati piccoli capolavori di accordi impossibili, da quello tra Berlusconi e D'Alema alla vicenda Alitalia. Gode di ampi e rafforzati poteri, alla presidenza del Consiglio, ma li esercita al contrario del suo Presidente: lui è un grande Esternatore, Gianni è un grande Internatore. Si fa tutto, purché con discrezione. Chiami la sua segretaria, e ti richiamerà preparato sul problema, siano i fondi allo spettacolo o le beghe nel Pd per le nomine Rai. Anche il rude Fortebraccio, ai tempi del Tempo, ebbe a definirlo «forse l'uomo meglio sbarbato d'Italia», e trent'anni dopo e passa lui, pioniere di un giornalismo mai sgualcito prima e di una politica mai stropicciata poi, foderato di sorriso dialogante e capello perfetto anche dopo un faccia a faccia con Calderoli, si impone ritmi di lavoro massacranti nell'interesse del Paese e in quello di Berlusconi. Re Silvio adora il «dottor Letta», qualche falchetto che si muove attorno al premier no. A chi predica lo scontro totale con «l'altra Italia», dove convivono confusamente comunisti, finanzieri, magistrati, poteri forti e poteri rafforzati, come fa a piacere uno che è anche zio di Enrico Letta, e dunque per ius sanguinis colluso col fronte più mellifluo del nemico. Hanno provato a coinvolgerlo, nei giorni delle foto rubate a Villa Certosa, in qualche losca manovra per danneggiare Berlusconi. Acqua passata, e poco frizzante: lui ha svuotato la bottiglia con nonchalance ed è andato avanti. Nuova missione per Gianni: evitare che il Popolo della Libertà si sbricioli come un gigantesco castello di grissini. S'è mosso, e tanto, l'uomo più istituzionale dell'Italia tutta. E così, ieri, l'incontro tra Fini e Berlusconi, litiganti in tempo di pace per pacificarsi quando arriverà la guerra, è stato a casa sua. Uscita dalla camera da letto, la politica nel centrodestra è entrata in camera da Letta. Questo si sa, ma invero ci è sconosciuto cos'avrà dato da mangiare ai confondatori del PdL, essendo stata esclusa la crostata, quella che servì a siglare a casa Letta l'accordo della Bicamerale ma alla fine non portò bene. Certamente, un piatto che avrà messo d'accordo tutti.

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